Le piante si riproducono naturalmente e artificialmente in due modi : per seme o riproduzione sessuale (gametica) ; oppure per talea, margotta, pollone, ecc. e questa dicesi ri-produzione asessuale (agamica). In giardinaggio si approfitta dei due mezzi.

 

Coi semi si ottengono sempre piante più vigorose e longeve, nonché possibili nuove varietà e razze.

 

La riproduzione asessuale ha invece il grande vantaggio di riprodurre le piante con gli stessi caratteri della pianta madre, e consente di riprodurre anche quelle specie che nel nostro ambiente non maturano i semi.

 

Questa riproduzione avviene naturalmente per stoloni, tuberi, bulbilli, ecc. prodotti dalle stesse piante; o artificialmente per talea, margotta, e innesto.

 

Indice:

I. MOLTIPLICAZIONE PER SEME

 

    • Dei semi. — Il seme è il mezzo più semplice per ottenere piante sane e vigorose. Occorre che il seme sia sano, turgido, ben maturo e fecondato. Il seme buono si riconosce dal peso e dall’esame delle parti interne che devono essere piene e sane. Il seme atto alla germinazione ospita in sè, ridotta ai minimi termini, la pianticella già formata: Yembrione. Il quale è ricoperto dai tegumenti nutritivi (albume), dai cotiledoni e da altre materie protettive formanti la buccia o parte esterna. Questa minuscola pianticella vive nel seme una vita latente (stato di riposo) e si svilupperà solo quando sarà posta in condizioni favorevoli. L’atto dell’uscita della pianticella dal seme dicesi germinazione. 
        • a) Facoltà germinativa. — I semi conservano la facoltà germinativa più o meno a lungo. Ciò dipende dalle condizioni più o meno favorevoli in cui sono tenuti durante il periodo di conservazione e dalla specie a cui essi appartengono. Vi sono semi che mantengono questa loro capacità per poche settimane e vanno seminati appena raccolti, altri che la conservano per mesi ed anni.

       

       

      In via generale i semi molli, oleosi, a cotiledone molto sviluppato perdono la facoltà germinativa in poco tempo, mentre quelli duri, lisci, farinosi, a cotiledone piccolo, la conservano molto più a lungo.

       

      Durata media della facoltà germinativa dei semi e tempo occorrente per la germinazione delle piante di cui al prospetto a pag. 59.

       

       

        • b) Elementi necessari alla germinazione. — I semi per germinare, oltre alle condizioni già dette, hanno bisogno di calore, umidità e altre precauzioni diverse. Secondo la specie a cui appartengono, l’origine, il volume dei semi, la loro sensibilità, ecc. si seminano in pieno campo, in aiuole o in vaso; all’arìa libera o in luogo riparato (stufe, cassoni o letti caldi).

       

       

      Il giardiniere non deve dimenticare che le piantine appena nate emettono più radichette in una terra leggera che in una terra tenace.

       

       

 

    • Semina in piena terra. — La terra che deve ricevere la semente dovrà essere ben lavorata, sminuzzata ed ingrassata con stallatico decomposto. 

      Il terreno si divide poi in tante aiuole la cui larghezza dovrà essere di m 1,20 con un piccolo sentiero, tra aiuola ed aiuola, di 30-40 cm per consentire una comoda lavorazione e nel contempo non perdere dello spazio prezioso.

       

       

 

Nome volgare

Nome botanica

Durata della capacità germinativa anni

Tempo necessario alla germinazione giorni

Acetosa

Rumex acetosa

2-4

15

Agretto

Lepidium sativum

3-4

IO

Asparago

Asparagus oßcinalis

3-4

20

Atreplice

A triplex hortensis

4-6

8

Barba di becco

Tragopogon porrifolium

1-2

12

Barbabietola da orto

Beta vulgaris

4-5

IO

Basilico

Ocimum Basilicum

4-5

12

Bieta da coste e erbucce

Beta cycla

3-4

IO

Borragine

Borrago oßcinalis

3-4

12

Carciofo (articiocco)

Cynara Scolymus

5-6

20

Cardo

Cynara Cardunculus

7-9

15

Carota

Daucus carota

3-4

8

Cavoli (diverse varietà)

Brassica oleracea

6-8

8

Cetriolo

Cucumis sativus …

3-4

6

Cerfoglio….

Antriscus Cerefolium

3-4

12

Cicoria o radicchio

Cichorium Intibus..

7-9

6

Cipolla

Allium Cepa

2-3

IO

Cocomero (anguria)

Citrullus vulgaris ..

4-5

8

 

Fagiuoli

Phaseolus vulgaris .

2-3

7

Fava

Faba vulgaris

3-4

IO

 

Finocchio

Foenicolum dulce

4-5

14

Indivia

Cichorium Endivia.

8-9

7

Lattuga

Lactuca sativa

4-7

7

Lenticchia

Lens esculenta

4-7

IO

Melanzana

Solanum Melongena

3-5

12

Pastinaca

Pastinaca sativa

2-3

24

Peperone

Capsicum annuu

4-6

15

Pimpinella

Poterium sanguisorba

2-3

IO

Pisello

Pisum sativum

3-5

6

Pomodoro

Solanum Lycopersicum

4-6

11

Popone o melone..

Cucumis Melo

6-8

7

Porro

A llium porrum

2-4

8

Prezzemolo

Apium Petroselimtm

3-6

24

Rabarbaro

Rheum officinale

I_3

15

Rapa

Brassica Napus….

3-6

6

Raperonzolo.

Campanula Rapunculus

4-6

7

Rapanello

Raphanus sativus

4-8

6

Scorzonera

Scorzonera hispanica

2-6

15

Sedano

A pium graveolens

5-8

IO

Spinacio

Spinacea oleracea

4-6

15

Tetragonia..

Tetragonia expansa.

4-6

15

Valerianella

Valerianella olitoria

5-8

8

Zucca

Cucurbita Pepo

5-8

8

 

 

 

        • a) Copertura dei semi. — Dopo la semina è sempre conveniente coprire i semi delle piante delicate di un piccolo strato di terriccio o di vecchio letame decomposto proveniente dai letti caldi, oppure con paglia o muschio. Ciò impedisce alla terra d’indurire e protegge le piccole piante dai raggi del sole.

 

 

semina a buche

 

Fig. 77 – Semine: 1, a spaglio; 2, a buche; 3, a file.

Perchè il seme possa nascere va interrato alla profondità di due a tre volte il suo volume se è grosso, il doppio del suo volume se è medio, e solo con un leggerissimo strato di terriccio o sabbia se è seme minuto. Se i semi sono troppo interrati assorbono molta umidità e rimanendo privi d’aria non germogliano e marciscono. Se al contrario sono troppo superficiali non ricevendo sufficiente umidità e troppa aria, germogliano male o si disseccano. I semi minuti per spanderli uniformemente si debbono mescolare con almeno il doppio volume di sabbia finissima ed asciutta.

Tutte le semine, fatte nelle terrine, nei cassoni, come in piena terra, dopo essere state regolarmente ricoperte vanno lievemente compresse onde far meglio aderire la terra ai semi e favorirne la germinazione.

 

Per detta operazione si usa, per i semi minuti messi in terrine, cassoni, ecc. una piccola assicella (cm io X 15) munita superiormente di un listello per poterla maneggiare. Per quelle fatte in piena terra si usa la così detta mazzaranga oppure un badile piatto.

 

Modo di seminare. — La semina è detta alla volata o a spaglio quando il seme è sparso uniformemente su tutta la superficie dell’aiuola, ed è usata generalmente per i semi minuti. A righe quando è fatta a righe o solchi e si usa per i semi più grossi e per tutte le piante che richiedono sarchiature e rincalzature. La distanza tra righe e righe sarà proporzionata allo sviluppo di cui è suscettibile la coltura che si pratica.

 

  • Semine in vaso 0 terrine. — La semina delle piante delicate che richiedono cure particolari si fa in vaso o terrine. In generale si seminano in vaso quelle piante che non sopportano bene il trapianto, in terrine le piante da stufa e quelle che hanno i semi minutissimi. Sia neiruno che nell’altro caso, occorre mettere sul fondo del recipiente un buon strato di cocci, antecedentemente ben lavati, sopra questo un secondo a pezzatura più minuta in modo da otturare tutti i buchi perchè l’acqua delle annaffiature possa colare liberamente senza per altro trasportare con sè la terra.

 

      • a) Semina di semi minutissimi. — I semi minutissimi non s’interrano, ma si lasciano alla superficie comprimendo solamente un pochino la terra. La irrigazione si effettua per assorbimento, immergendo cioè la terrina per tre quarti nell’acqua e per qualche minuto. Le terrine si ricoprono con una lastra di vetro che si leverà quando i semi incominciano a nascere. Il terriccio da usarsi è quello richiesto dalla specie di cui si fa la semina con l’aggiunta di un poco di sabbia. Le terrine vanno messe in luogo riparato dai raggi del sole.

 

      • b) Semine nei cassoni. — Per anticipare l’epoca alla fioritura, la produzione di verdure, ecc. si fanno le semine in cassoni, con o senza letto caldo secondo la stagione e la qualità delle piante. Nei cassoni si possono collocare anche i vasi e le terrine per anticipare la germinazione dei semi ivi interrati. Non si dimentichi di dare ai cassoni la maggior quantità di aria possibile e di attenuare i raggi diretti del sole sino ad avvenuta completa germinazione.

 

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Fig. 79 – Rimpio-latura; fatta bene.

 

 Fig. 80 – Piantato troppo profondo

Fig. 81 – Piantato troppo sopra.

Fig. 82 – Piantato con le radici a mazzo.

 

 

  • Cura alle piccole piante. — Per quanta abilità e cura si abbia nel fare le semine, quasi sempre le piantine nascono troppo fitte. Così mancando di sufficiente aria, il più delle volte finiscono col marcire, o quanto meno si allungano in cerca di luce e di aria rimanendo deboli ed incapaci di divenire piante vigorose e sane. Necessita prevenire questo inconveniente diradando a tempo debito. 
      • a) Diradamento. — Il diradamento consiste nel troncare sotto il colletto, con la punta di un coltello tagliente, le piccole pianticelle esuberanti oppure nello strapparle con le dita, scegliendo sempre le più deboli, in modo che le rimanenti abbiano abbastanza luce, aria e spazio per crescere robuste e vigorose. Per le semine fatte in vaso e comunque per tutte quelle destinate al trapianto si deve procedere alla rimpiolatura non appena le pianticelle hanno emesso due o tre foglie.

     

      • b) La rimpiolatura e modo di eseguirla. — La rimpiolatura ha lo scopo di favorire lo sviluppo e la robustezza delle piantine e consiste nel levare dai vasi, dalle cassettine o dalle aiuole, possibilmente con la relativa terra, tutte le pianticelle e metterle, debitamente distanziate, in altri vasi o aiuole espressamente preparate in anticipo.

 

 

Fig. 83 – Operazione fatta bene.

Fig. 84 – Operazione fatta male.

La rimpiolatura si eseguisce facendo nel terreno, con un piccolo e sottile piolo di legno, tanti fori nei quali s’introducono con precauzione le giovani piantine sino al colletto in modo che le radichette siano ben diritte, con lo stesso piolo si pigia un pochino la terra contro le piantine stesse. Ad operazione ultimata si darà una buona annaffiatura adoperando l’annaffiatoio col pomo a buchi fini. Le piantine si terranno ombreggiate sino a completa ripresa della vegetazione. Per alcune specie l’operazione suddetta si ripete due o tre volte prima di passare le giovani piante a dimora.

La stessa operazione si eseguisce per le piantine più rustiche che si mettono a dimora in piena terra adoperando un piolo più robusto detto comunemente foraterra. Col foraterra si fa un foro verticale ove si colloca la pianticella con le radici ben stese; a 10-12 cm da questo se ne fa un altro obliquo in modo che la punta del foraterra abbia a finire in fondo al foro fatto prima, indi si preme il foraterra verso la pianticella. Ne consegue che la terra intermedia viene pigiata uniformemente in tutta la lunghezza verso le radici che resteranno debitamente compresse. Si colma il buco aperto con quest’ultima operazione e la ripresa della piantina sarà assicurata. La punta del foraterra non va tenuta lontana dal fondo del primo foro perchè rimarrebbe pigiato solo il colletto della pianta e non le radici, quindi la morte della piantina stessa. Questa operazione in piena terra è preferibile eseguirla al tramonto del sole; in cassette e vasi si può fare di giorno ma in luogo riparato. Le piante si terranno per alcuni giorni difese dai raggi del sole.

 

 

II. MOLTIPLICAZIONE PER TALEA

 

  • Che cos’è una talea. — La talea è normalmente una parte del fusto, di ramo, di radice, di foglia, ecc. munito di una o più gemme latenti o visibili che, preparata coi dovuti accorgimenti e messa nelle condizioni necessarie, emette radici e dà vita ad una nuova pianta.

 

    • Principi fondamentali della moltiplicazione per talea. — La riproduzione delle piante per talea, margotta e innesto è basata su due principi fondamentali che sono: 
        • La proprietà posseduta da quasi tutte le parti di un vegetale di poter riprodurre un nuovo individuo con gli stessi caratteri della pianta madre;
        • La facoltà che dette parti posseggono di crearsi gli organi loro mancanti e segnatamente le radici.

 

Quindi, ogni pezzetto di radice, di fusto, di ramo, di foglia, di tubero, ecc. munito di gemma vitale o latente, messo in condizioni adatte sviluppa radici e foglie, ed in breve diviene una pianta con i medesimi caratteri di quella da cui fu staccato.

 

Condizioni indispensabili— Condizione indispensabile per ottenere un buon esito è di collocare le talee in ambiente convenientemente caldo, umido e illuminato. L’umidità moderata impedisce alla talea di avvizzire moderandone l’evaporazione, ma se essa è eccessiva la talea infracidisce. Così un calore moderato eccita la vegetazione e facilita l’emissione delle radici. La luce favorisce l’elaborazione della clorofilla nei giovani germogli, però i raggi diretti del sole vanno attenuati provocando essi troppa evaporazione.

 

 

Fig. 85 – Talea erbacea non preparata (Azalea).

Fig. 86 – Talea erbacea preparata (Azalea).

 

Il segreto (se così si possa dire) per la buona riuscita dell’operazione sta dunque nel saper equilibrare questi tre elementi, variando le esigenze secondo la specie delle piante, l’ambiente e l’epoca in cui vengono fatte le talee. La grande pratica e la osservazione insegneranno più di ogni testo.

Scelta delle talee. — Un’altra condizione essenziale è la scelta delle talee: essa dev’essere fatta su piante sane, con vegetazione normale scartando quelle troppo deboli o eccessivamente vigorose.

La natura del terreno destinato ad accogliere le talee ha grande importanza; in via di massima dev’essere leggero, cioè sabbioso per consentire un pronto scolo delle acque e la circolazione deiraria. Nelle stufe di moltiplicazione delle piante erbacee si usa generalmente la pura sabbia.

 

 

Fig. 87.Talea erbacea, tagli da eseguirsi.

Fig. 88 – Talea erbacea preparata (Pelargonium).

 

  • Epoca di eseguirle.— Altra condizione necessaria per la buona riuscita delle talee è la scelta del momento opportuno per eseguirle. Le piante a vegetazione continua si possono fare tutto l’anno ma, in pratica si preferisce la primavera o la fine dell’estate; le talee degli arbusti sempreverdi si eseguiscono alla fine della loro vegetazione: luglio-agosto; per gli arbusti a foglia caduca dall’autunno alla fine d’inverno. 
  • Modo di preparare le talee. — Qualunque sia l’epoca in cui si preparano è indispensabile che esse siano recise orizzontalmente con un taglio netto praticato da un coltello ben tagliente, a due-tre millimetri sotto il nodo d’inserzione di una foglia. Se la talea è provvista di foglie, si leveranno le prime (due o tre) presso la base e si accorceranno le altre. Le talee provviste di foglie avranno una lunghezza di 5-10 cm circa e quelle senza foglie da 10 a 20 circa. Le talee erbacee delicate vanno riparate anche dall’aria, coprendole con una lastra o campana di vetro.

 

 

Fig. 89. Talea di foglia (Begonia). Fig. 90 Talea di foglia (Gloxinia).

 

    • Modo di piantarle. — Le talee in genere vanno interrate appena il necessario perchè stiano diritte; quelle fatte in autunno, ed in piena terra, si dovranno interrare sino a 6-10 cm per impedire che il gelo possa danneggiarle.

 

      • Diversi modi di eseguire le talee. — Le talee si possono fare in diversi modi, riassumiamo brevemente i principali.

 

        • a) Talee provviste di foglie con legno maturo. — Per la buona riuscita di queste talee è necessario che la vegetazione sia matura, cioè verso la fine dell’estate-principio dell’autunno.Molte specie di piante legnose però sono molto lente ad emettere radici, desiderando anticipare ed assicurare l’emissione si faccia, un mese circa prima di staccarle, un’incisione anulare della larghezza di 3-5 mm (sotto al nodo dove verranno staccate) asportandone la corteccia. Si formerà così, sotto la corteccia della parte superiore, un cercine da cui sortiranno più facilmente le radici quando la talea sarà staccata e messa a dimora.

          Queste talee si collocano in piena terra e in luogo riparato da luglio a fine agosto, per quelle piante che sopportano il freddo come: Aucuba, Evonimus, Camelia, Conifere diverse, Azalea, Andromeda, Euria, Laurus, ecc. Le talee di dette piante per maggior sicurezza di buona riuscita si possono mettere (con quelle più delicate) in vaso e ripararle in stufa fredda, sotto cassone o campane di vetro. Se la riproduzione viene ritardata al principio dell’inverno, andranno messe tutte in stufa da moltiplicazione temperata.

           

           

          Fig. 91.Talea di foglia (vegetante).

          Fig. 93. Talea senza foglie: con tallone.

          Fig. 92. Talea senza foglie: semplice.

           

 

        • b) Talee di foglie 0 frammenti di esse. — Sono talee facili a farsi e servono a moltiplicare un’infinità di piante. Si opera sia con frammenti di foglie, conservando ad esse le nervatureprincipali, come per le Begonie Rex da tutti conosciute ; oppure con foglie intere conservando ad esse l’intero picciuolo che viene piantato a poca profondità. Le piante che si possono riprodurre con questo sistema sono: le diverse specie di Begonia, le Gesneriacee (Gloxinia, Dionea, Gesneria, Naegelia, ecc.) ; Fuchsia, Fittonia, Pepe-romia, Francoa, Citrus, Columnea, Theophrasta, Echeveria, Sempervivum, Sedum; Crassula, Rochea, ecc. Queste talee si fanno dal principio della primavera a tutto l’estate in luogo riparato.

 

          • c) Talee provviste di foglie con legno erbaceo. — È la talea più usata per la moltiplicazione delle piante ornamentali usate per la decorazione estiva del giardino. L’epoca più opportuna per eseguirle corre dalla fine dell’inverno sino a tutta la primavera. Le talee si mettono in stufa di moltiplicazione, sotto cassone caldo o freddo, in piena terra o terrine e vasi. Devono essere riparate dall’aria e dal sole.Così si moltiplicano : Coleus, Achiranthes, Eliotropium, Pelargonium, Gnaphalium, Verbene, Fuchsie, Begonia gra-cilis, Ageratum, Petunia, Lantana, Impatiens, ecc.

 

          • d) Talee senza foglie. — Un gran numero di piante a foglia caduca viene moltiplicato per talea durante il periodo di riposo: dall’autunno alla primavera. Le talee si piantano direttamente in piena terra nel vivaio, riparando le aiuole dal gelo laddove necessita.

 

Vi sono diversi modi di eseguirle, e cioè:

 

Talea semplice: è la normale talea lunga 15-25 cm tagliata orizzontalmente sotto un occhio ; si moltiplicano in questo modo verso la fine dell’inverno la maggioranza degli arbusti a foglia caduca: Rose, Wigelia, Spirea, Ortensia, Cotogno, Ligustro, Deutzia, Abelia, ecc.

 

Talea con tallone: a differenza della talea semplice viene a questa conservato il tallone, che è la parte che aderisce al ramo da cui viene staccata. Il sistema è raccomandato per la riproduzione di piante difficili a riprodursi per talea semplice ; infatti dal cércine del tallone è assai più facile remissione di radichette. Si eseguisce verso la fine deirinverno ed è usata per le Rose, Lagerstroemia, Cidonia, Punica, ecc.

 

Talea con legno vecchio alla base: con questo sistema si moltiplicava specialmente la vite prima che si diffondesse largamente l’innesto a tavolino da sottoporre a forzatura in stufa. La talea è costituita da un robusto tralcio di un anno della lunghezza di 5-6 nodi, avente alla base una porzione (5-6 cm) di tralcio vecchio di due anni.

 

Talea ad un occhio: il sistema è praticato all’estero specialmente per moltiplicare le viti d’uva da tavola ; si può usare anche per altre piante: Aralia, Ribes, Rose, Atnpelopsis, Rododendri, ecc.

 

 

Fig. 95-Talea di radici.

 

Fig. 94 – Talea senza foglie: con un sol occhio.

 

La talea si prepara tagliandola orizzontalmente a 3 cm circa sopra e sotto dell’occhio, poi, dalla parte opposta alla gemma si fa un taglio longitudinale a becco di clarinetto e la si interra coricata con l’occhio rivolto in alto e coperto da circa 1 cm di sabbia minuta.

Se l’occhio è munito di una foglia piccola la si lascia intatta se invece è ampia la si taglia a metà circa.

Per ottenere una buona riuscita devono essere messe in vaso e collocate in una stufa a moltiplicazione temperata. Si eseguiscono dall’inverno alla primavera ed anche in fine estate.

 

        • e) Talee di radici. — Esse si fanno con le radici principali tagliate a 1 o 2 cm di lunghezza. Si mettono in terrine o vasi con terriccio leggero, come fossero semi, si ricoprono, più o meno, secondo la loro grossezza. Queste talee si preparano verso la fine deirinverno e si mettono in stufa da moltiplicazione più o meno riscaldata secondo le esigenze delle diverse specie. Si possono moltiplicare con questo sistema: Bouvardia, Houstonia, Rose, Tiglio, Paulownia, Madura, Robinia, Acacia, Aralia, Dimorphantus, Phlox decussata, Bougainvillea, Olmo, Catalpa, ecc. 
        • f) Talee di squame di bulbi. — Alcune piante si possono moltiplicare, dalla primavera all’estate, con le squame dei loro bulbi. Così le sauame dei bulbi di Gii levate con cura ed interrate a poca profondità, in terreno leggero, dànno vita in poco tempo ad una nuova pianticella. Allo stesso modo si comportano le squame di Zamia e di Cycas.

 

 

Fig. 96 – Talea di squame di bulbi.

Fig. 97 – Talea di tronco di fusto sezionato.

 

        • g) Talee di tuberi. — È un mezzo facilissimo per moltiplicare le piante che formano un bulbo o un tubero con gemme visibili o latenti. È noto che nei tuberi ogni gemma visibile o latente riproduce una pianticella, basta sezionare i bulbi lasciando ad ogni pezzo una gemma per ottenere dalla semina in ambiente propizio altrettante piante. Quest’operazione va fatta alla primavera. 
        • h) Talee di fusto sezionato. — Queste talee si ottengono in due modi: per pezzi di fusto tagliati orizzontalmente, e per fusto tagliato longitudinalmente. Il primo modo è praticato specialmente per moltiplicare le diverse varietà di Dracaena, Cordyline, Yucca, ecc. Si taglia il fusto in tanti pezzetti da 2 a 4 cm, si lasciano asciugare per qualche tempo indi si mettono a dimora in terreno leggero, meglio in sabbia un po’ grossolana, mantenendovi temperatura ed umidità moderate.

 

Il secondo sistema è usato per le Acanthacee ed anche per le Viti, Dracaene, ecc. Consiste nel tagliare il tronco longitudinalmente lasciando per ogni pezzetto diverse gemme. Si piantano come è detto più sopra, badando che non abbiano eccesso di umidità e troppo calore. Si eseguiscono verso la fine d’inverno.

 

      • i) Talee di bulbilli e prolificazioni aeree. — Non sono veramente talee ma, richiedendo le medesime cure, noi ne facciamo cenno in questo capitolo.

 

Molte sono le piante specialmente del genere Lilium, Dio-scorea, Achimenes, Globba, Caladium, Amaryllis, Agave, ecc. che producono sul fusto o sotto terra sorta di piccoli bulbi che levati, a maturazione, e trattati come le talee riproducono la specie. Sulle foglie o sul peduncolo fiorale di altre piante (Asple-nium, Phalangium, Agave, Fourcroya, Hoplophytum, Hoem-bergia strobilacea, ecc.) spuntano delle piccole gemmule che a mano a mano crescono, emettono le radichette e le foglioline. Quando dette vegetazioni hanno preso corpo, si staccano, si piantano in vasi o terrine e si curano come talee sino al loro sviluppo normale.

 

      • Cura ed invasatura delle talee. — Appena le talee avranno emesso radici occorre trapiantarle. Se sono di varietà rustiche e in piena terra, il loro trapianto si fa in vivaio con le dovute precauzioni ed a debita distanza perchè possano svilupparsi e irrobustirsi. Le talee delicate, messe in vasi o cassette nelle stufe da moltiplicazione, saranno anch’esse, appena radicate, tolte con precauzione e trapiantate ad una ad una in vasetti ben drenati. Ad operazione ultimata si ricollocano in serra.

 

Quando avranno emesso le nuove radici, si darà più aria, e a poco a poco si abitueranno a vivere all’aria aperta, a meno che non siano varietà che richiedono la stufatura perenne.

 

III. MOLTIPLICAZIONE PER MARGOTTA

 

    • Cos’è una margotta. — La margotta non è altro che una talea costretta ad emettere radici prima che sia staccata dalla pianta madre. Si usa fare le margotte su quelle piante che difficilmente si moltiplicano per talea, od anche per avere sollecitamente delle piante robuste. 

      Fig. 98 – Margotta per ceppaia.

       

Tutte le piante che si moltiplicano per talea si moltiplicano anche e più facilmente per margotta.

 

  • Condizione per eseguire una margotta.— Per ottenere la moltiplicazione per margotta è necessario che il fusto o il ramo che si vuol margottare sia posto in condizione di emettere delle radici; ciò si ottiene con Tinterratura o con l’applicazione di un recipiente di latta od altro ripieno di terra mantenuta umida con muschio. La costante umidità del terreno che rammollisce i tessuti, la piegatura o le incisioni fatte in precedenza, obbligano la linfa a fermarsi e ad accumularsi in quel punto, favoriscono la formazione delle radici. 

    Fig. 99 – Margotta per propaggine

     

I rami che si possono margottare sono quelli ben costituiti di un anno o anche quelli più vecchi di due, tre anni (Camelie e Rododendri), ma remissione delle radici è naturalmente più lenta. Le margotte che forniscono più sollecitamente le radici sono quelle fatte alla fine d’estate coi rami ancora erbacei.

 

    • Epoca di eseguirle e modo di farle. — Le margotte vengono fatte normalmente prima che la vegetazione inizi il suo corso, febbraio-marzo, o in fine estate sulle vegetazioni erbacee dell’annata.Diversi sono i modi di fare le margotte, essi si possono raggruppare in due categorie ben distinte: Margotte terrestri e Margotte aeree.

 

  • Margotte terrestri. — Le margotte terrestri sono quelle più usate nei vivai e si possono fare per ceppaia o per propaggine di rami applicando o meno, nell’esecuzione, gli accorgimenti diversi per agevolare la formazione delle radici. 
    • a) Margotte per ceppaia. — Questo tipo di margotta viene usato per quegli arbusti che vegetano naturalmente a cespuglio oppure sono di proposito tagliati presso terra per obbligarli ad emettere molte ramificazioni. 

      Le margotte a ceppaia si applicano generalmente su: Cotogno, Nocciuolo, Corniolo, Ontano, Syringa, ecc. Possono essere semplici oppure con incisioni, torsioni, strozzature, ecc. L’operazione consiste nell’interrare, a primavera, le vegetazioni dell’anno precedente a 30-40 cm di profondità, ripiegando in alto l’estremità dei rami che uscirà dal terreno. Alla veniente primavera si sterra la ceppaia e si staccano tutti i rami che nel contempo avranno emesso radici ed avremo altrettante piantine della stessa specie.

       

    • b) Margotte per propaggine. — Tutte le piante il cui fusto od i rami sono lunghi, flessibili e si piegano agevolmente sino a terra, possono moltiplicarsi per propaggine. Le piante sarmentóse si moltiplicano generalmente con questo sistema. Si possono eseguire in diversi modi:

      Propaggine semplice: consiste in un ramo piegato e interrato a 20-30 cm e per uguale lunghezza di 20-30 cm, poi raddrizzato e legato ad un sostegno.

      Propaggine ad archetto 0 multipla : per essa viene usato un ramo lunghissimo che, interrato e raddrizzato più volte ad archetto sullo stesso tralcio, dà origine a diverse nuove piantine. Si avrà cura di lasciare ad ogni archetto almeno una gemma.

       

       

       

      Fig. 100 – Margotta per propaggine cinese.

       

      Propaggine cinese: per la sua esecuzione occorre levare la terra attorno alla pianta madre per una profondità di 15-20 cm e per la larghezza dei rami da margottare; questi si piegano poi e si stendono uniformemente nella fossetta fissandoli con degli uncini. Dalle gemme di questi tralci curvati si svilupperanno altrettante vegetazioni. Quando la vegetazione di essi avrà raggiunto un’altezza sufficiente (30 cm circa), si riempirà la fossetta con della buona terra. Entro l’autunno medesimo tutte le nuove vegetazioni avranno emesso le radici, e si potranno staccare per avere altrettante nuove piantine. Propaggine con tralci ramificati: quando i rami che si piegano sono molto ramificati, si affondano fissandoli al terreno con uncini. Ogni ramificazione si raddrizza legandola ad un paletto tutore. Dal cércine di base emetteranno radici ed avremo altrettante piante nuove.

       

        • Margotte aeree. — Si fanno le margotte aeree quando per l’una o per l’altra ragione non si possono fare a terra e si è quindi costretti a portare la terra sino al ramo da margottare. Per trattenere e fissare al ramo la terra necessaria alla formazione delle radici si usano dei vasi, tagliati in due parti uguali, ma più comunemente si apprestano degli imbuti di latta o di piombo che si possono aprire facilmente per constatare se la margotta abbia emesso radici o meno 

          Figg. 101-102 – Margotte aeree.

           

          Alle margotte aeree si applicano sempre delle incisioni. Dopo di aver riempito i recipienti che contengono le margotte di terriccio adatto, si coprono di muschio, ed essendo esposti all’aria è necessario bagnarli frequentemente così da mantenere il terriccio costantemente umido, condizione questa indispensabile alla emissione delle radici.

     

    • Incisioni per agevolare la formazione delle radici. — Per agevolare la formazione delle radici alle margotte, si praticano delle incisioni. Le più usate sono quelle descritte appresso : le incisioni semplici consistono neirintaccare, con un potatoio, il ramo che si vuol margottare asportando una piccola porzione di legno. Il taglio va praticato a pochi millimetri sotto una gemma o nodo e profondo la metà del diametro del tralcio circa; le incisioni con tallone sono come le precedenti, completate da un taglio longitudinale che dall’incisione fatta sotto la gemma risale verticalmente per 2-3 cm verso l’estremità. Per evitare la saldatura di queste parti si applica, fra le incisioni, un pezzetto di legno o di piombo; 

      Fig. 103 – Taglio a tallone per agevolare la formazione delle radici.

       

      la torsione consiste nel torcere, non eccessivamente, la parte del ramo che verrà interrato, facilitando così in quel punto l’emissione delle radici;

      la strozzatura si produce legando il ramo con un filo di ferro più o meno sottile, sempre sotto ad un occhio o nodo, e stringendo sino ad intaccare la corteccia.

      Le margotte emettono tanto più facilmente le radici quanto più il ramo su cui si opera fa un angolo acuto rispetto alla pianta madre. I rami margottati, in special modo quelli che hanno subito delle incisioni, devono essere trattenuti nella posizione verticale a mezzo di tutori.

    • Distacco delle margotte dalla madre. — Quando le margotte hanno emesso le radici, si devono staccare dalla pianta madre; questa operazione per le piante delicate o con poche radici è bene farla in due riprese, e cioè tagliare in un primo tempo il ramo sotto la margotta sino a circa la metà del suo diametro, dopo quindici o venti giorni si staccherà del tutto.Sulle piante che radicano con difficoltà è meglio operare il distacco in tre riprese ad intervalli di 15 giorni. Si costringe in tal modo la nuova pianta ad iniziare lentamente la propria vita e si stimola maggiormente lo sviluppo delle radici.
    • Cura delle margotte staccate ed invasatura. — Appena staccate dalla pianta madre le margotte aeree vanno invasate facendo uso di terriccio adatto e mettendole in vasi piuttosto piccoli. Invasate e debitamente bagnate andranno messe in cassone chiuso, se sono di piante delicate, e in ogni caso anche quelle più rustiche andranno riposte in luogo riparato dall’aria e dal sole.Le margotte generalmente si staccano dalla madre in autunno. Se sono destinate alla piena terra si piantano con cura in un luogo riparato del vivaio e si coprono di foglie o strame per preservarle dal gelo. A primavera si metteranno a dimora fissa. Le altre si invasano con cura per non danneggiare le radici e se sono di varietà rustiche si interreranno in un’aiuola riparata e ricoperta, diversamente vanno messe in cassone e tepidario.

 

IV. MOLTIPLICAZIONE PER DIVISIONE

 

Accenno solo brevemente a questo sistema di moltiplicazione essendo il più facile a tradursi in pratica.

Tutte le piante vivaci e tutte quelle cespugliose (arbusti ve) si possono moltiplicare per divisione. È sottinteso che le parti che si staccano dalla pianta madre devono essere munite, oltreché del fusto con le relative gemme, anche di radici perchè possano continuare a vegetare per proprio conto.

Epoca in cui si fanno le divisioni. — La divisione delle piante vivaci di piena terra è fatta generalmente in due epoche distinte: primavera per tutte le piante che fioriscono in fine estate o in autunno; estate, principio d’autunno per quelle che fioriscono in primavera o principio d’estate.

La divisione dei cespugli (Spirea, Siringa, Deutzia, ecc.) si eseguisce in primavera sradicando tutta o in parte la pianta madre e dividendola a seconda del numero dei ceppi che si vogliono ottenere. Le parti staccate dovranno essere debitamente potate raccorciando il fusto ed i rami per agevolare la loro ripresa vegetativa.

 

V. MOLTIPLICAZIONE PER INNESTO

 

      • Cos’è l’innesto. — L’innesto è l’operazione mediante la quale si costringono due piante o parti di esse ad unirsi, saldarsi e vivere facendo un unico corpo.La pianta, la talea o la radice che porta l’innesto si dice soggetto, la parte che si inserisce e che perde il sistema radicale proprio, mantenendo quello assimilatore, chiamasi marza, occhio o gemma.

        Tutte le piante dicotiledoni sono passibili di essere innestate.

 

    • Scopi dell’innesto. — L’innesto si adotta e si eseguisce per i motivi sottosegnati:
        • a) conservare e moltiplicare le varietà che non si possono riprodurre fedelmente con altri mezzi;
        • b) provocare lo sviluppo di rami a fiori o a frutto su parti vegetali che ne sono prive;
        • c) ringiovanire piante vecchie e correggere quelle difettose ;
        • d) riunire, sulla medesima pianta, i due sessi delle specie dioiche onde possa riprodursi agevolmente per seme;
        • e) modificare la fioritura, il fogliame, il legno e la fruttificazione.

       

    • Condizioni essenziali di riuscita. — Le condizioni essenziali per la buona riuscita degli innesti, oltre all’abilità dell’operatore, sono :
        • a) l’affinità tra il soggetto e la marza; i medesimi devono cioè appartenere allo stesso genere od a due generi vicinissimi,
        • b) le parti che vanno messe a contatto debbono essere sane, vigorose e nell’identico stato di vegetazione;
        • c) il contatto fra il soggetto e la marza dev’essere intimo : cioè le zone generatrici della marza e del soggetto dovranno combaciare tra loro perfettamente e senza interposizione di epidermide od altre parti. La zona generatrice è quella parte del tessuto che sta fra la scorza e il legno propriamente detto;
        • d) la scelta del momento propizio per eseguire l’innesto, che varia assai secondo il genere delle piante o il clima. Di solito gli innesti si fanno a primavera quando ha inizio la vegetazione, oppure in fine estate prima che le piante vadano a riposo. Si eviti di innestare nei giorni di vento, in quelli piovosi o troppo caldi.

       

    • Materiale occorrente per innestare. — Per l’innesto occorre un buon coltello {innestatoio) che sia di ottimo materiale, e mantenuto costantemente ben tagliente e pulito; i tagli dovendo essere sempre netti e vivi.

 

Le legature si facciano con filo di lana o filo di cotone, rafia oppure vimini. Il materiale tecnicamente più. adatto è il filo di lana, essendo molto elastico (si adopera per piccoli innesti) ; la rafia è più economica eppertanto molto più usata, è bene bagnarla prima dell’uso. Per i grossi innesti si adoperano vimini spaccati a metà.

Per riparare l’innesto, specialmente se è fatto all’aria libera, è buona norma coprire abbondantemente i tagli con una materia plastica e impermeabile (mastice). Detta operazione ha lo scopo di non lasciare penetrare l’umidità e l’aria nelle ferite, agenti questi che comprometterebbero sicuramente la riuscita dell’innesto.

Diversi tipi di mastice si trovano già pronti in commercio. Si può prepararne uno economico con due parti di argilla pastosa e una di sterco bovino, impastando il tutto con acqua in modo da ottenere una pasta omogenea e sufficientemente consistente. Questo mastice è detto unguento di S. Fiacre e serve specialmente per gli innesti degli alberi all’aperto.

 

  • Modo di eseguire gli innesti. — Molti sono i modi di eseguire gli innesti. Citeremo i più semplici:
      1. innesto per approssimazione;
      2. innesto a rami staccati o a marza;
      3. innesto a gemma o ad occhio;

Fig. 105 – Innesto per approssimazione, eseguito.

Fig. 104 – Innesto per approssimazione, taglio.

 

  • Innesto per approssimazione. — È l’innesto che ci ha insegnato la natura. Esso si differenzia da tutti gli altri perchè la marza non viene staccata dalla pianta madre se non quando è già saldata al soggetto. Di conseguenza le due piante devono essere vicine l’una all’altra, oppure, almeno una in vaso per poterla avvicinare. Questa forma di innesto può essere adottata dall’inizio della vegetazione al declino della medesima e precisamente da marzo ad agosto.Diversi sono i modi di eseguire gli innesti per approssimazione. Citeremo solo il più semplice e generalmente applicato.

    Scelto il punto ove dovrà avvenire la congiunzione, si toglie con l’innestatoio, sia alla madre che al soggetto, una porzione di legno dello spessore di circa un terzo, o poco più, della grossezza del ramo con un taglio netto della lunghezza di 3-6 cm in modo che le due parti così preparate combacino fra loro perfettamente; indi si legano e si spalmano di mastice. Ad operazione ultimata si lega l’innesto ad un tutore, in modo che risulti il più verticale possibile. Per questo innesto non si devono levare che le foglie ed i rametti che intralciano l’operazione. Si sorvegli durante la vegetazione che la legatura non abbia a strozzare l’innesto.

    La saldatura avviene normalmente in circa sessanta giorni ; in meno se le parti approssimate sono giovani ed in piena vegetazione; più tardi se sono legnose oppure di legno molto asciutto.

    Avvenuta la perfetta saldatura si taglia l’innesto sotto il punto di congiunzione in modo da non lasciare del legno sporgente così che la parte risulti ben lisciata. Per le piante delicate a legno duro, si procederà alla separazione per gradi, come si è detto per le margotte. La parte superiore del soggetto va soppressa nello stesso modo, cioè gradatamente.

  • Innesto per rami staccati 0 a marza.a) Della marza. — La marza è quella porzione di ramo, generalmente di uno, al più di due-tre anni, tolta dalla pianta che si vuol riprodurre, munita di almeno una gemma e della lunghezza di 5-15 cm al massimo. Le marze devono essere sane e vigorose. Esse vanno scelte su piante sane che abbiano tutti i requisiti della varietà che si vuol moltiplicare; devono essere ben conformate e staccate dalla parte mediana della pianta. Vanno scartate le cime troppo vigorose.

    Le marze delle piante a foglia caduca da innestarsi a primavera vanno colte 10-20 giorni prima di usarle (febbraio) e vanno stratificate nella sabbia in luogo asciutto e fresco. Le altre marze si coglieranno al momento deiruso.

    b) Innesto a spacco. — L’innesto a spacco è il più comune e serve per riprodurre le piante delle dimensioni le più diverse. Occorre per esso tagliare all’altezza voluta il soggetto, fenderlo verticalmente nella metà ed inserire nella fenditura una o due marze. La fenditura deve avere la profondità di 2-5 cm. Prima di praticare la fenditura, al fine di evitare che il fusto del soggetto abbia a spaccarsi più di quanto è necessario, si legherà ben stretto il soggetto a 3-6-cm circa dalla testa con rafia o con un vimine sufficientemente robusto.

     

     

    Fig. 106. Innesto a spacco: marza tagliata.

    Fig. 107. Innesto a spacco: doppio.

    Fig. 108 – Innesto a spacco: semplice o a mezzo spacco.

     

    Le marze devono essere tagliate a cuneo allungato in modo che la parte che resterà all’esterno sia lievemente più grossa di quella interna; i tagli avranno una lunghezza di 2 a 5 cm, secondo la grossezza della marza, e fatti in modo che una gemma rimanga esternamente al dorso maggiore del cuneo.

    Quando il soggetto ha un diametro rilevante si mettono due marze, una dirimpetto all’altra. Se invece è di diametro medio una sola marza è sufficiente.

    In questo caso è preferibile non fendere la testa del soggetto in tutto il suo diametro, ma solo per tre quarti circa. Parte della testa medesima sarà tagliata obliqua lasciando orizzontale solo la parte ove si inserisce la marza (innesto a mezzo spacco).

    Quando il soggetto e la marza hanno lo stesso diametro si prepara quest’ultima a cuneo allungato, si fende il soggetto a metà e si introduce la marza che combacerà bilateralmente con la zona generatrice del soggetto medesimo. Questo innesto è detto a spacco terminale.

     

     

    Fig. log – Innesto Fig. no – Innesto a co- Fig. in – Innestoa spacco eseguito. rona: taglio della marza. a corona eseguito.

     

    Se la corteccia del soggetto ha uno spessore notevole e quello della marza è sottile, si abbia la precauzione di inclinare lievemente la marza verso il centro del soggetto per facilitare il contatto delle zone generatrici.

    Gli innesti a spacco si fanno preferibilmente a primavera quando le piante iniziano la vegetazione. Si possono eseguire anche in autunno quando la vegetazione è pressoché terminata (settembre).

    Eseguito Tinnesto, si lega per tenere ben aderenti le parti e si coprono abbondantemente con mastice tutte le ferite.

    c) Innesto a corona. — Questo innesto si usa generalmente per le piante grosse; deve essere fatto a primavera quando la corteccia si stacca facilmente dal legno.

    Il soggetto si capitozza 20-30 giorni prima di eseguire l’innesto. Giunto il momento opportuno, quando esso avrà ripreso la vegetazione e la corteccia si staccherà facilmente dal legno, si ripeterà il taglio abbassandolo di 20-30 cm.

    La marza, che sarà stata conservata come detto in precedenza, dovrà essere tagliata a becco di clarinetto (augnata)

     

    Fig. 112. Innesto inglese a doppia linguetta.

    Fig. 113. Innesto inglese semplice: eseguito.

    Fig. 114-Innesto laterale per applicazione: taglio della marza.

     

    Il taglio dovrà essere opposto ad una gemma, principiando con una tacca della profondità di un terzo del diametro della marza e finirà a zero con una lunghezza totale di 2-3 cm.

    Quando la marza è sottile si faccia l’augnatura senza tacca. In ogni caso l’augnatura sarà sempre piuttosto lunga per impedire che si spacchi la corteccia del soggetto. Queste marze, così tagliate, si infilano tra la corteccia ed il legno, sino alla tacca, e in numero di due a quattro, secondo la grossezza del soggetto. Per non sciupare le marze delicate, si prepara ad esse lo spazio introducendo prima una piccola spatola di legno duro avente la stessa forma e grossezza della marza. Si lega, poi si applica mastice in abbondanza.

    d) Innesto inglese semplice. — Può essere adottato per la maggioranza delle piante legnose, ma particolarmente viene usato su vasta scala per l’innesto delle viti selvatiche. Per esso è indispensabile che il soggetto e la marza abbiano lo stesso diametro. Marza e soggetto dovranno essere tagliati « a penna » l’uno in senso opposto all’altro in modo che i due tagli combacino perfettamente. La lunghezza dei tagli dovrà essere pari a circa tre volte il diametro del legno. Sulla marza il taglio stesso sarà sempre opposto alla gemma e comunque adiacente al nodo anche sul soggetto.

     

     

     

    Fig. 116 – Innesto laterale per applicazione : eseguito.

    Fig.115 – Innesto laterale per applicazione: taglio del soggetto.

    Fig. 117 – Innesto a gemma: modo di levare la gemma.

     

    Innesto inglese a doppia linguetta. È simile a quello precedente e si differenzia per il fatto che sulla porzione interna del taglio cosiddetto « a penna », si pratica, tanto per la marza quanto per il soggetto, un secondo taglio in direzione opposta al primo, partendo con la lama dell’innestatoio, da un terzo

    circa dell’estremità e dirigendo la lama in direzione ascendente verso il nodo per circa 8-10 mm. Le parti si sovrappongono poi incastrando fra loro le due linguette sino ad ottenere la copertura perfetta delle ferite e la sovrapposizione delle zone del cambio o generatrici.

    Questi innesti si legano con rafia e si spalmano di mastice, se sono fatti all’aria aperta; per la vite si adotta specialmente per l’innesto al tavolo delle talee da forzare in stufa calda.

     

    Fig. 118 – Innesto a gemma: modo di levare la gemma.

    Fig. 120 Innesto a gemma: incisione a T.

     

    Il tempo propizio per eseguirli è da marzo ad aprile per i fruttiferi in genere e più tardi possibile per la vite in posto; cioè quando la medesima avrà ultimato il pianto (fuoruscita della linfa).

    e) Innesto per applicazione laterale. — Differisce dagli altri innesti inquantochè non si sopprime la testa del soggetto che dopo avvenuta la presa della marza.

    È il più semplice ed usato in giardinaggio per la moltiplicazione di un grande numero di alberelli ed arbusti ornamentali sempreverdi, quando sono ancora giovani. Normalmente viene eseguito in luogo riparato.

    L/epoca migliore per eseguire questi innesti è la primavera, quando la vegetazione sta per iniziare il suo corso. Si può eseguire anche in fine estate-principio dell’autunno.

    Su una parte liscia del soggetto si pratica un taglio longitudinale della lunghezza di 2-3 cm e profondo circa 3 mm. Con un secondo taglio trasversale ed obliquo verso la base si stacca questa linguetta di legno e corteccia.

    La marza, che solitamente è l’estremità di un ramo dell’annata, oppure di due o tre anni, con la maggior parte delle

     

     

    Fig. 122. Innesto a gemma: eseguito.

    Fig. 123 – Innesto a gemma di una gemma a frutto con incisione crociale.

    Fig. 121. Innesto a gemma: gemma inoculata.

     

    foglie, viene tagliata « a penna » quadra (sopprimendo la punta del taglio) in modo che aderisca perfettamente al legno ed ai margini del taglio praticato sul soggetto.

    La legatura non deve essere troppo stretta e si applica il solito mastice. Le piantine si mettono quindi in stufa o in cassoni riparandole dall’aria sino a completa saldatura.

     

      • Innesto a gemma 0 ad occhio. — L’innesto a gemma differisce dagli altri in quanto non si opera che sulla corteccia del soggetto e, anche la marza è costituita da un solo scudetto di corteccia munito di un occhio o gemma. Se si eseguisce dall’aprile ai primi di luglio è denominato ad occhio vegetante perchè la presa è rapida e la gemma vegeta emettendo rami nel corso della stagione. Dalla fine di luglio ai primi di settembre a occhio dormiente perchè la gemma non si sviluppa che alla primavera successiva; il più usato è quello ad occhio dormiente.Per eseguire l’innesto a gemma è indispensabile che il soggetto e la marza siano in vegetazione o, come si dice praticamente, lascino la scorza. Il soggetto deve essere preparato togliendo tutti i rametti o le foglie che potrebbero ostacolare l’operazione. Preparato il soggetto, si procede al taglio dei rami da cui si dovranno prelevare le gemme per l’innesto.

        La scelta degli occhi destinati all’innesto ha grande importanza in quanto da essa dipende l’esito della futura pianta. Le vegetazioni che forniranno le gemme per gli innesti si prelevano da alberi che abbiano i caratteri della varietà prescelta, ben conformati, non troppo vigorosi nè deboli, e utilizzando solamente le gemme mediante delle vegetazioni stesse. Si sopprimano indi le foglie della marza conservando ad esse solamente il picciuolo e si stacchino le gemme come segue: si introduce la lama dell’innestatoio sino al legno, un centi-metro circa sopra la gemma, indi si dirige la lama in basso parallelamente al ramo sino ad un centimetro circa sotto l’occhio; si stacca poi dal ramo la gemma con un taglio trasversale.

        Detta operazione richiede una certa pratica, in quanto la gemma deve conservare solamente quella piccola porzione di legno che trovasi sotto l’occhio e che dicesi radice. È bene lasciare una sottilissima parte legnosa, che non pregiudica l’attacchimento, piuttosto che togliere la radice, nel quale caso l’innesto non farà presa.

        Per inserire sotto la corteccia del soggetto la gemma così staccata, si fa un’incisione nel punto voluto a forma di T, proporzionata alla grandezza della gemma ; indi col dorso dell’innestatoio o con l’unghia d’osso, si rialza leggermente la scorza e vi si innesta la gemma che poi si lega. La legatura non si farà troppo stretta e si avrà l’avvertenza di incrociare la rafia aderente adocchio così che il medesimo aderisca all’alburno del soggetto.

        Nel caso in cui si operasse su soggetti molto vigorosi l’incisione a T sotto cui si dovrà inserire la gemma sarà fatta a T rovesciato. Per le gemme molto voluminose (e quelle a frutto) l’incisione sarà fatta a croce +.

     

    • Cure agli innesti. — 10-15 giorni dopo l’esecuzione e in seguito, ogni settimana, si visiteranno gli innesti per controllare che per effetto dello sviluppo naturale i legacci non abbiano a soffocare l’innesto. Qualora l’innesto non avesse fatto sufficiente presa si toglierà subito la legatura per ripeterla adeguatamente. Se l’innesto è a gemma vegetante dopo l’attecchimento si cimerà il soggetto per favorire il massimo sviluppo della marza domestica. Detta operazione va ultimata in tre successive riprese di 10 in 10 giorni l’una dall’altra. Il nuovo virgulto sarà legato ad un tutore. Se l’innesto è a gemma dormiente si sopprimerà la testa del soggetto solo alla primavera successiva lasciando, un mozzicone di 10 cm circa, sopra la gemma. A detto mozzicone si legherà la nuova vegetazione.Gli innesti eseguiti in testa a piante di una certa mole si preservano e difendono da possibili rotture legando attorno ad essi alcune frasche piuttosto robuste. La vegetazione che si sviluppasse sul fusto del soggetto, sotto l’innesto, verrà soppressa ad eccezione di qualche tira linfa situato presso l’innesto, che verrà asportato poi quando l’innesto sarà sufficientemente vigoroso. La parte superiore del soggetto va soppressa gradatamente anche negli innesti per approssimazione e laterali e sempre dopo la perfetta saldatura e vegetazione della marza.

      Gli innesti eseguiti in stufa o comunque riparati, non si esporranno all’aria libera che molto gradatamente per acclimatarli senza pericolo di possibile avvizzimento.