Indice:

I. LAVORI DEL TERRENO

 

 

Lavorazione del terreno. — Condizione necessaria per la riuscita di ogni coltura è la buona preparazione del terreno.

 

Il lavoro migliora le condizioni fisiche del terreno rendendolo soffice, l’aria e l’acqua vi penetrano più profondamente, le radici delle piante vi si stendono meglio e l’evaporazione viene convenientemente rallentata.I lavori servono inoltre ad interrare i concimi ed a distruggere le maleerbe, portano alla superficie gli elementi fertili non utilizzati che furono trascinati in basso dall’acqua e favoriscono l’ossidazione di molte sostanze del sottosuolo che portate alla superficie, a contatto degli agenti atmosferici, diventano assimilabili.

 

  • I principali lavori. — I principali lavori del terreno sono: lo scasso, la vangatura, la sarchiatura, la rincalzatura e la copertura.
      • a) Lo scasso o dissodamento. — Assume il nome di scasso la lavorazione del terreno alla profondità di oltre 40 cm a ime più se la natura del terreno lo consente. Lo scasso può essere a buche, a fosse e reale o totale. Per effettuare uno scasso totale, con una buona vanga, di circa cm 35, a punta, se il terreno è compatto, quadrata se di media consistenza, si apre una fossa di cm 40-100 di profondità e della larghezza di cm 80-100, la terra tolta si ammucchia a lato e servirà a riempire lo spazio vuoto della opposta estremità a scasso ultimato. Di seguito alla prima fossa si continua lo scavo e si riempie a mano a mano lo spazio vuoto sino a completare la lavorazione di tutto Tappezzamento.

 

 

Se la terra è tutta buona, quella del primo strato andrà sul fondo e quella del secondo sopra al primo. Se la terra del secondo strato è di scarsa fertilità non si porta alla superficie ma si lavora e si lascia in loco

 

 

Fig. 145 – Scasso a tre fosse. j, terra della prima fossa, primo strato; 2, terra della prima fossa, secondo strato; 3, terra della seconda fossa, primo strato. — 1-2, prima fossa; 3, seconda fossa; d, la terra è riportata nella prima fossa (2) ; B, terza fossa, la terra è riportata a colmare la prima fossa (j).

 

Per tale disposizione si dovrà fare lo scasso a scala o a tre fosse procedendo come appresso.Si apre una prima fossa della larghezza e profondità detta più sopra, avendo la precauzione di tenere separata la terra dei due strati; si inizia la contigua mettendo la terra migliore accanto a quella fertile del primo scasso; il secondo strato costituito dalla terra meno buona andrà al fondo della prima fossa. Si dà corso quindi alla terza fossa il cui strato di terrasuperficiale andrà a colmare la prima fossa; il secondo strato finirà sul fondo libero del secondo solco, e così di seguito.Lo scasso si fa normalmente d’autunno e durante l’inverno. L’operazione consente di togliere tutte le radici e i ciottoli; se il terreno è compatto va sminuzzato quanto è possibile. Lo scasso consente di compiere agevolmente una buona concimazione completa, di effettuare il drenaggio o la livellazione laddove fossero necessari.

 

      • b) La vangatura. — La vangatura si eseguisce ogniqualvolta si inizia una coltura e non va fatta, segnatamente nei terreni argillosi, quando la terra è troppo umida.

 

Consiste nel voltare il terreno ad una profondità di 25-35 cm; vale a dire che la terra del fondo va portata alla superficie e viceversa. La vangatura è uno dei più importanti lavori colturali e deve essere eseguita con ogni cura, tagliando poca terra per volta, sminuzzandola bene, asportando malerbe, radici e sassi. Se un terreno è vangato bene, la terra ben sminuzzata, le piante più facilmente vi si introdurranno ed emettendo numerose radici vegetano prosperose e resistono più facilmente alla siccità. Infatti un terreno soffice assorbe e trattiene meglio l’umidità, inoltre la sua permeabilità permette che quella del sottosuolo ritorni verso la superficie (fenomeno di capillarità) a tutto beneficio delle piante. In un terreno ben vangato le piante non soffrono di eccessiva umidità perchè le acque sovrabbondanti vi trovano facile scolo. La vangatura si fa ad una o a due puntate: una puntata è la vangatura normale, a due quando sotto alla prima se ne fa un’altra. Se la terra del secondo strato è vergine si procede nello stesso modo che s’è detto per lo scasso a tre fosse, così a poco a poco le radici provvederanno a migliorarla. Le vangature servono nel contempo ad interrare i concimi in modo però che essi non vadano sul fondo, ma incorporati uniformemente a tutto il terreno. Le vangature autunnali eseguite per migliorare i terreni compatti, dovranno farsi a larghe vangate lasciando le zolle intere, perchè l’aria ed il gelo, penetrandovi bene, provvederanno a disgregarle. Quelle fatte durante l’estate dopo una prima coltura, non è necessario che il lavoro sia eseguito profondo, ma la terra dovrà essere sminuzzata per limitarne la evaporazione.Prima delle semine il terreno vangato deve essere ripassato con una forca curva a rebbi d’acciaio forti, o con un rastrello di ferro robusto a denti lunghi 8-10 cm per sminuzzarlo bene e togliere nel contempo pietre e radici. Se sarà necessario, il terreno verrà ripassato con un rastrello normale di legno o di ferro per meglio sminuzzarlo e livellarlo e così sarà pronto a ricevere la semente.

 

II. LAVORI COLTURALI

 

  • Le sarchiature. — Le sarchiature servono in primo luogo a rompere e a sminuzzare la crosta che si forma sul terreno coltivato in conseguenza delle piogge e degli annaffiamenti, e rendono permeabile il terreno all’acqua ed all’aria. Le sarchiature, inoltre, ostacolano l’evaporazione dell’acqua che ascende per capillarità dal sottosuolo che rimane a beneficio delle piante. È quindi evidente che le sarchiature si devono ripetere più sovente quando la stagione è siccitosa. Un vecchio proverbio dice « due sarchiature equivalgono ad una annaffiatura ».Con le sarchiature si ripulisce il terreno dalle cattive erbe che danneggiano le colture in corso, però non devono essere eseguite quando il terreno è troppo umido. Estirpando le erbe dannose si abbia la massima cura di passare la lama della vanghetta o del sarchiello sotto il colletto di esse, perchè diversamente ri vegeterebbero. Le piantine provenienti da semina su aiuole si ripassano con un piccolo sarchiello a cinque denti che serve molto bene a rompere la crosta del terreno senza danneggiare le piantine medesime

 

  • La zappatura. — La zappatura arreca gli stessi vantaggi della sarchiatura con la differenza che zappando si lavora il terreno più profondamente. È indicata per i terreni compatti e per le colture a forte sviluppo alquanto distanziate tra loro.

 

  • La rincalzatura. — La rincalzatura non è operazione di coltura generale, si pratica ad alcune piante per facilitarne lo sviluppo: pomodori, patate, cavoli, ecc.; a determinate colture per ripararle dal freddo; altre per imbiancarle: sedano, cardi, finocchio, ecc. In sintesi consiste nell’addossare una certa quantità di terra al colletto delle piante. Quantità che quando non è addossata al fine di imbiancare le colture, non deve essere eccessiva, ma proporzionata allo sviluppo delle piante, arrecando, l’eccessiva copertura, gli stessi inconvenienti che si verificano quando si pianta a profondità esagerata: vegetazione stentata e morte delle piante per mancanza d’aria.

 

  • La copertura del terreno 0 impacciamatura — La impacciamatura non è altro che la copertura del terreno, preventivamente sarchiato, con uno strato di paglia, di letame, di foglie, di terriccio o di cartone asfaltato. Questa operazione mantiene l’umidità nel terreno con evidente risparmio di annaffiature; impedisce lo sviluppo delle erbacce e di conseguenza favorisce la vegetazione delle colture con risparmio di mano d’opera.Lo spessore della copertura deve essere proporzionato alla mole delle piante. Per le giovani piantine sarà forzatamente sottile e di letame già decomposto, quasi terriccio; per quelle grandicelle sarà di uno spessore maggiore, di paglia, foglie, letame o cartone asfaltato.Nelle colture industrializzate si ricorre vantaggiosamente all’uso dei cartoni asfaltati che aggiungono ai benefici precitati la proprietà di assorbire e trattenere a lungo il calore solare con evidente vantaggio della precocità e maggior produzione delle singole colture, sono inoltre di più agevole e spedita applicazione.La copertura si pratica verso la metà-fine di maggio.

 

  • Invasatura. — L’invasatura è la semplice operazione di mettere una pianta in vaso Sembra cosa facilissima, ma è un’operazione molto più importante e delicata di quanto generalmente si crede e deve essere fatta con molta diligenza, attenzione e pratica.

     

     

    Fig. 146. Fig. 147. Fig. 148. Fig. 149. Invasatura Invasatura: vaso Invasatura: vaso Invasatura: fatta bene. troppo grande. troppo piccolo. radici rivoltate.

     

     

     

    Fig. 150. Invasatura: troppa terra. Fig. 151. Invasatura: poca terra e profonda. Fig. 152. Invasatura: messa obliqua.

     

     

    Preparato il « composto » o il terriccio adatto alle piante da invasare, terriccio che non dev’essere troppo umido nè troppo secco, lo si dispone sul tavolo del laboratorio. Nel contempo si apprestano i cocci di vaso spezzati o ghiaia, della grossezza proporzionata ai vasi che si impiegheranno, materiale grosso per i vasi grandi e minuto per quelli piccoli che devono essere ben puliti. Si preparano anche i vasi, che dovranno a loro volta essere puliti e proporzionati allo sviluppo del sistema radicale delle piante da invasare.

     

      • a) Ampiezza dei vasi. — In generale i vasi dovranno essere piuttosto piccoli che grandi. I vasi grandi conservano troppa umidità a danno delle radici che molte volte fa marcire e sempre ostacola l’emissione di quelle nuove.

     

      • b) I vasi. — I vasi devono essere internamente ed esternamente pulitissimi; se sono nuovi occorre bagnarli onde non assorbano l’umidità della terra che vi si mette. Potendo, sarà bene far subir loro un bagno con una soluzione di acqua e petrolio greggio (acqua 1 100, petrolio 1 5); il petrolio impedirà la formazione di muffe e terrà lontano gli insetti. I vasi usati dovranno essere accuratamente lavati e tutti quelli che non fossero fabbricati con terra porosa andranno scartati.

     

      • c) Modo di eseguire l’invasatura. — Preparato il terriccio, i cocci e i vasi, si darà principio alla invasatura.

     

    Posti, sul fondo dei vasi, i cocci necessari ad assicurare il drenaggio dell’acqua esuberante, si mette un poco di terriccio indi, con la mano sinistra si prende la piantina tenendola ben verticale nel centro del vaso; con la destra si aggiunge a poco a poco la terra sino a riempire il vaso; coi pollici delle due mani si comprime la terra, più o meno fortemente secondo l’esigenza della pianta; ad operazione ultimata dovrà rimanere, tra la terra e l’orlo del vaso, lo spazio appena sufficiente a contenere l’acqua necessaria per l’innaffiamento.Nel compiere l’operazione suddetta si osservi che le radici siano stese nel terriccio e non ammassate, che il colletto della pianta sia, salvo casi speciali, al livello della terra e non sotto. Ultimato il lavoro e riposti i vasi in luogo adatto si annaf-fieranno convenientemente adoperando un pomo a piccoli fori.

     

  • Rinvasatura. — La rinvasatura ha lo scopo di rinnovare alle piante coltivate in vaso o cassa la terra che fosse esaurita, oppure di aumentarne il suo volume, se necessario. Le piante coltivate in vaso esauriscono presto la terra disponibile; le loro radici andando in cerca d’alimento, prima circondano il vaso indi si ripiegano, s’intrecciano e finiscono col fare un gomitolo di radici. In queste condizioni, ogni pianta, mancando degli alimenti necessari, rallenta la vegetazione e deperisce ; necessita quindi rinvasarla affinchè non muoia di inedia.Si distinguono due rinvasature: la rinvasatura ordinaria che si fa una volta all’anno, oppure ogni due o tre anni, per tutte quelle piante che hanno già raggiunto un certo sviluppo e che sono coltivate per lo più in grossi vasi o casse; le rinvasature colturali che si praticano diverse volte nel periodo vegetativo e servono a far sviluppare nel modo più perfetto le giovani piantine.

 

    • a) Rinvasatura colturale. — Le rinvasature colturali si devono ripetere ogniqualvolta le radici della pianticella abbiano raggiunto le pareti del vaso. È notorio che le piante coltivate in vaso, su larga scala (ciclamini, calceolarie, primule, cinerarie, begonie, ecc.) riescono vigorose e belle quando vengono cambiate di vaso appena le radici hanno raggiunto le pareti del medesimo. Queste colture si iniziano generalmente con un vasetto di 6 cm di diametro. Non si aspetti a ripetere la rinvasatura quando le radici hanno rivestito le pareti del vaso, perchè allora le piante hanno già sofferto, avendo la vegetazione già subito un arresto. Il nuovo vaso avrà un diametro di circa 2 cm maggiore di quello che ha contenuto la pianta cui si cambia il vaso. Nel-l’eseguire questa operazione si abbia l’avvertenza di non danneggiare il pane di terra che accompagna le radici; esso va riposto intero nel nuovo vaso. Si osservino poi tutte le norme citate per l’invasatura.

 

    • b) Rinvasatura ordinaria. — La rinvasatura ordinaria si fa generalmente una volta all’anno per le giovani piante in vasi di media grandezza; ogni due o più anni per le piante adulte coltivate in grossi vasi o casse.

 

    • c) Epoca delle rinvasature e ampiezza dei vasi. — Il momento più propizio per fare le rinvasature è la fine d’inverno o il principio della primavera, quando ha inizio la vegetazione.

 

Le piante ancora giovani che si sviluppano con un certo vigore, necessitano di un vaso più grande di quello ove sono contenute. Questa grandezza sarà proporzionata al vigore della pianta, ma si abbia per massima che un vaso troppo grande è più nocivo di uno piuttosto piccolo.Molte piante non hanno bisogno di uno spazio maggiore ma semplicemente di rinnovare il terriccio ed il drenaggio e di raccorciare le radici per asportare quelle guaste.

 

 

 

Fig. – Rinvasatura: taglio della rete di radichette.Fig. 154 Riuvasatura : taglio delle radici lunghe.Fig. 155 – Rinvasatu-ra: rinvasatura fatta bene.

 

    • d) Modo di eseguire la r invasatura. — Liberata la pianta dal vaso che la contiene e prima di riporla in quello destinatole, si deve fare la pulizia della zolla o pane. Se le radici hanno invaso tutta la terra e formano inoltre sulla periferia della zolla una fitta rete di piccole radichette, con un coltello tagliente si asporterà attorno al pane di terra un certo quantitativo di terra e di radichette così da ridurre la rete delle medesime, indi, con un piolo, si smuove la zolla cercando di sollevare le radici perchè vi possa penetrare la nuova terra. Non si dovranno però mettere a nudo tutte le radici, la pianta dovrà conservare intatta una parte della zolla per non pregiudicare la ripresa vegetativa.Quando le radici non hanno bisogno di amputazioni, si smuove solamente la terra più o meno profondamente, cercando di sollevare le radici stesse. Alcune volte le radici si presentano ammalate o parzialmente fradice, si devono allora potare senza timore sino a scoprire la parte sana. In questo caso si sostituisce il vaso con uno più piccolo e sarà anche ridotta, con giudiziosa potatura, la parte aerea.Così preparata, la pianta si passa nel vaso predisposto per la rinvasatura, osservando che la terra penetri bene in mezzo alle radici e riempia tutti i vuoti, servendosi a questo scopo di una piccola spatola di legno.La rinvasatura è la parte principale della coltura in vaso, se è fatta male, voi potete dare alla pianta tutti gli ingrassi che credete e apprestare le vostre cure diligenti, ma tutto sarà vano, la pianta assumerà l’aspetto malaticcio e languirà tra la vita e la morte.

 

IV. PIANTAGIONE

 

Epoca delle piantagioni. — La piantagione degli alberi e degli arbusti in piena terra richiede cure particolari.In primo luogo ogni essenza va messa a dimora in epoca favorevole in rapporto al clima ed al genere della pianta. Nei climi temperati si piantano d’autunno, tanto le essenze a foglia caduca che quelle a foglie persistenti. Nei climi freddi, d’autunno le piante a foglia caduca; fine estate principio di autunno o primavera le piante sempreverdi. Nei climi freddi, in località umide o esposte a grandi venti è buona norma rimandare la piantagione a primavera.Le piante a foglia caduca si mettono a dimora senza inconvenienti anche durante l’inverno nelle giornate migliori, semprechè la terra non sia gelata o troppo umida; si piantano a radice nuda, cioè senza pane di terra. Quelle a foglie persi-Tav. Ili – Cornus florida.stenti al contrario devono avere la zolla di terra in cui sono diffuse le radici.

 

    • a) Preparazione delle piante. — Le piante a radice nuda, prima deirimpianto, dovranno essere accuratamente preparate. Si levano tutte le radici guaste e quelle rotte con un taglio netto volto verso terra; tutte le altre vanno analogamente accorciate. La parte aerea deve essere debitamente potata, proporzionando la chioma al sistema radicale.

       

       

      Fig. 156 – Impianto a dimora.1, terreno coltivato; 2, terreno men coltivato (inerte), 5, stallatico maturo.

       

 

    • b) L’inzavardatura. — Allorquando per qualsiasi causa la piantagione venisse effettuata a primavera avanzata si dovrà, prima, praticare alle radici (alle rose anche la parte aerea) la inzavardatura. Operazione codesta che consiste nel rivestire le parti radicali della pianta con un sottile intonaco che mantenga ad esse l’umidità necessaria per poter vegetare. Si prepara in un mastello sciogliendo argilla grassa (parti 2) e sterco bovino (parti 1) aggiungendo una piccola dose di solfato di rame e tant’acqua da formare una poltiglia piuttosto densa ed omogenea.In questa poltiglia s’immergono per alcuni minuti le ra-5 – L- Cavadini.dici delle piante prima di collocarle a dimora, previa regolare potatura.

 

    • c) Ampiezza delle buche. — L’ampiezza e la profondità delle buche deve essere proporzionata alla pianta: piuttosto ampie che piccole. Se il terreno è compatto e magro la buca dovrà essere maggiore che in terreno leggero e fertile. Quando la terra è scadente e povera, conviene immettervi del buon terricciato e se il sottosuolo è impermeabile, si fognerà convenientemente. In via di massima le buche devono avere ampiezza almeno doppia dello spazio occupato dalle radici.

 

  • d) Interro e concimazione d’impianto. — Preparata così la buca, nel mezzo di essa si fa un mucchio di terra a cono su cui si posa la pianta in modo che il nodo deirinnesto sia 5 cm circa più alto del livello normale del terreno; se la pianta è invece di piede franco, cioè non innestata, il suo colletto dovrà rimanere allo stesso livello del terreno adiacente se questo è terreno compatto; interrato di circa 5 cm se è terreno leggero. Si stendono poi le radici a raggio e si coprono avendo cura di far entrare tra esse la terra migliore. Sistemate e coperte le radici, si aggiunga il concime necessario che non dovrà mai essere letame fresco, perchè decomponendosi surriscalda e provoca malattie alle radici; si usa pertanto letame decomposto e ridotto a quasi terriccio. I concimi chimici non vanno mai messi a contatto delle radici. Terminata la piantagione, si annaffia copiosamente perchè la terra aderisca alle radici e sia riempito ogni piccolo spazio vuoto.

 

V. POTATURE

 

La potatura. È l’operazione che consente di dare una determinata forma alle piante e di raggiungere tutti gli scopi per cui si effettua un determinato impianto. In considerazione di quanto sopra, la potatura va sempre eseguita con criterio da mano esperta, perchè diversamente, se fatta male, arreca più danni che benefici e tanto vale, in questo caso, lasciare le piante in completo abbandono perchè vegetino secondo natura.

 

  • a) Scopi della potatura. — Gli scopi per cui si effettua la potatura sono principalmente due:
    • dare alla pianta la forma desiderata e secondo il suo naturale comportamento, regolando lo sviluppo delle diverse branche che formano l’impalcatura (potatura di formazione);
    • provocare lo sviluppo dei rami a fiore oppure a frutto, assicurando ai medesimi una razionale distribuzione e una forte costituzione (potatura di produzione). La potatura consente inoltre di mantenere l’equilibrio vegetativo, di regolare la produzione così da renderla costante, di abbellire e di ringiovanire le piante.

 

Potatura di formazione.— Consiste in una serie di tagli eseguiti per sopprimere le branche in soprannumero, per rinforzare quelle eventualmente deboli per eccessiva vegetazione di altre adiacenti, e per provocare in quelle destinate a costituire l’impalcatura l’emissione delle gemme a legno in determinate posizioni e direzione.

 

  • – Forme che si ottengono con la potatura. — La potatura di formazione assume il nome della forma impressa alla pianta : P. ad alberello: quando i rami di un arbusto sono tagliati e mantenuti a corona sopra un fusto più o meno alto. P. a colonna: così detta per la regolare distribuzione dei rami sul tronco e la potatura dei medesimi ad uguale lunghezza dalla base alla cima.P. a piramide: quando i rami della base sono potati lunghi gradatamente diminuendo sino a raggiungere la cima.P. a fuso: è come la piramide alquanto ridotta in larghezza.P. a palla: quando la pianta più che potata è tosata a forma di sfera senza fusto.P. a pdimetta’, se i rami sono ad uguale distanza a destra ed a sinistra del fusto (palmetta semplice, doppia; ad U semplice e doppio, ecc.).P. a ventaglio: quando i rami sono disposti come le stecche di un ventaglio e molte altre.

 

Potatura di produzione.— Ha lo scopo principale di provocare remissione di rami a fiore o a frutto o di sopprimere una certa quantità per non creare un sovraccarico dannoso alla pianta stessa; di regolare quindi la fioritura nelle piante ornamentali e la fruttificazione in quelle fruttifere equilibrando nel contempo la distribuzione sui diversi rami, sempre in rapporto alla specie e alla vigoria del soggetto su cui si opera. Di conseguenza è assolutamente necessario che il potatore conosca alla perfezione come si sviluppa la pianta, come sono costituiti i rami a fioritura e quelli a frutto e come si favorisce remissione delle gemme medesime piuttosto di quelle a legno.

 

Operazioni inerenti alla potatura. — Sono:

a) Rimondatura. — È l’operazione con cui si sopprimono i rami secchi, ammalati e i succhioni.

 

b) Diradamento. — È la soppressione dei rami in soprannumero, mal situati o mal conformati. Dev’essere eseguita con discernimento perchè l’aria e la luce possano sempre penetrare uniformemente la chioma della pianta. I tagli sui rami di una certa grossezza vanno trattati con soluzione di solfato di ferro ed eventualmente ricoperti con mastice.

 

c) Svettatura. — Consiste nella soppressione della cima o punta e può essere applicata a uno o più rami al fine di provocare l’emissione di rametti laterali. d) Spollonatura. — È la soppressione dei « polloni » o « succhioni » vegetazioni legnose inutili che si sopprimono durante il periodo primaverile-estivo.

 

e) Tosatura. — È particolarmente praticata sulle siepi o sulle piante sempreverdi a forme obbligate e serve a mantenere o dare forma raccolta e compatta.

 

f) Cimatura. — Viene così chiamata la soppressione delle cime erbacee eseguita durante la piena vegetazione. Può essere fatta durante la potatura invernale sui rami a legno e a frutto (cimatura a secco).

 

g) Sbottonatura. — Questa operazione, che potrebbe anche assumere l’appellativo di diradamento, è eseguita sui fiori o sui frutti. La sbottonatura in particolare è la soppressione dei bottoni fiorali in soprannumero eseguita al fine di produrre fiori più belli e più voluminosi.

 

VI. LETTI CALDI

 

Cosa sono i letti caldi — Il letto caldo è l’insieme di una massa organica in fermentazione debitamente affossata, sulla quale è steso uno strato di terriccio destinato a ricevere la semente o piantine. Il fine per cui si compongono i letti caldi è essenzialmente quello di eseguire la forzatura di determinate colture, di anticipare la semina e conseguentemente la crescita delle giovani piante da orto o da giardino, senza pericolo che un tardivo raffreddamento del terreno o dell’aria possa compromettere lo sviluppo delle piantine stesse.

 

Il materiale comunemente impiegato è costituito da letame fresco preferibilmente equino, da foglie secche, terra di cotone, vallonea, ecc.Distinzione dei letti caldi. — In rapporto alla temperatura di cui si necessita, si possono preparare letti caldi, letti tiepidi e letti sordi.

 

      • a) Letti caldi. — Sono quelli che raggiungono la temperatura di 20-30 °C. Si preparano con letame fresco di cavallo, in fosse di circa 80 cm di profondità per tutta la larghezza e lunghezza dei cassoni necessari alla coltura da forzare o superficie da seminare. Se la temperatura ambientale non è rigida, al fine di moderare il calore del materiale in fermentazione e di prolungare la durata della fermentazione stessa, si aggiunge al letame, rimescolando intimamente, circa un terzo di fogliame.
      • b) Letti tiepidi. — Sono quelli la cui temperatura deve aggirarsi intorno ai 12-18 °C. Si preparano con letame fresco e foglie secche (oppure paglia e strame) in parti uguali, stratificati in fosse di non oltre 60 cm di profondità.
      • c) Letti sordi. — Simili ai precedenti, raggiungono la temperatura di 8-10 °C e a tale intento si impiega per essi un terzo di letame fresco e due terzi di foglie o strame. La profondità delle loro fosse e conseguentemente lo strato della materia fermentabile non supera l’altezza di cm 40.

 

Come si preparano i letti caldi. — In località possibilmente volta a mezzogiorno e su terreno con sottosuolo permeabile, si scavano le fosse alla profondità necessaria e cioè più o meno profonde in rapporto alla temperatura cui dovrà giungere la materia organica in fermentazione. È chiaro che più saranno profonde le fosse (maggiore quindi la massa in fermentazione) più elevata sarà la temperatura raggiungibile.
La larghezza degli scavi dovrà essere di almeno 10 cm maggiore di quella dei cassoni perchè i medesimi possano essere applicati senza tema di eventuale disperdimento di calorie.Preparata la fossa, servendosi di un tridente, si incorporano intimamente le materie organiche prestabilite, si stendono, su tutta la superficie dello scavo, a strati di 15-20 cm e si comprimono calpestandole accuratamente specie negli angoli e lungo le pareti del perimetro. Così, strato per strato, sino a superare di qualche centimetro il livello del terreno, giusta l’altezza prestabilita in rapporto alle calorie necessarie alla coltura da effettuarsi.La paglia, le foglie o lo strame, che dovranno incorporarsi al letame fresco, saranno accuratamente annaffiate in precedenza per facilitarne la fermentazione.
È necessario ricordare che volendo usufruire subito del letto caldo, bisogna fare uso di letame parzialmente fermentato anziché di letame freschissimo. La giustificazione è data dal fatto che il letame fresco di stalla, e specie il letame equino, fermenta con tanta violenza nei primi giorni, da 4 a 8 circa, che arrecherebbe danno ai semi o alle piantine destinate alla forzatura. La mescolanza di strame inerte a letame parzialmente fermentato, prolunga di parecchi giorni l’elevazione della temperatura, mentre l’uso del letame freschissimo provoca una forte reazione immediata (cosiddetta bollore) che però a volte cessa più affrettatamente di quanto non sia necessario.Da ciò risulta evidente che sui letti preparati con letame freschissimo non si semina e non vi si mettono piantine che 4-8 giorni dopo, quando la fermentazione ha superato il periodo violento del bollore.Per prolungare la forzatura dei letti che si raffreddano prima di quanto non si sia previsto, si circondano le pareti esterne dei cassoni con letame in piena fermentazione comprimendolo adeguatamente contro le pareti a modo di terrapieno alto 30-50 cm.

 

VII. TAPPETI VERDI 0 PRATI

 

Impianto dei tappeti verdi. — Ogni giardino, grande o piccolo che sia, ornato dalle più belle essenze arboree e dalle migliori decorazioni floreali non è completo e sfigura se i tappeti verdi sono mal tenuti. Infatti, la tinta verde smeraldo dei tappeti fa risaltare magnificamente il colore delle aiuole e le diverse tinte delle piante, rallegra lo spirito e riposa la vista.L’impianto e la manutenzione dei tappeti richiedono cure relativamente semplici, ma per essi ha grande importanza la scelta delle sementi appropriate al clima, alla esposizione e natura del terreno. Caratteristica essenziale di un bel tappeto verde è di essere durevole, fitto e costituito da erbe finissime. Pertanto, sono particolarmente consigliabili i miscugli di più sementi graminacee, scelte con criterio in base alle diverse esigenze e adattabilità. Miscugli del genere si trovano già preparati in commercio presso specialisti in materia

 

 

 

Fig. 164 – Aiuola simmetrica.Composizione estivo – autunnale : A, Begonia gracilis camp., rosso con bordi di Begonia gracilis comp. bianca; B, Begonia gr. comp. bianca e bordo di Begonia gr. camp, rosso.

 

Il Loietto (lolium perenne) usato da molti giardinieri perchè possiede foglie e stelo finissimi nonché un bel verde chiaro, pur avendo molta precocità di sviluppo, vuole frequenti annaffiature, va seminato fittissimo su terreno molto fertile ed è di durata molto relativa, tanto che i tappeti di solo loietto vanno rinnovati ogni primavera. Nelle miscele già pronte questa graminacea entra in buona percentuale perchè riveste assai presto il terreno dando tempo alle altre, di più lunga durata ma di crescita lenta, di svilupparsi.I lavori preparatori per l’impianto dei tappeti verdi consistono in una buona concimazione, se il terreno è magro, una vangatura ed una completa pulizia delle erbacce, radici e sassi. Tutti lavori che si devono eseguire qualche tempo prima della semina, perchè il terreno abbia il tempo materiale di assestarsi; diversamente si comprimerà il terreno con un buon rullo prima di seminare.Le semine possono avere corso alla fine d’estate, principio d’autunno, oppure a primavera. Nei terreni asciutti è meglio effettuare le semine al principio d’autunno, in quelli umidi alla fine d’inverno.Lo spargimento deve essere fatto a spaglio il più uniformemente possibile, il seme dev’essere leggermente coperto. Se il terreno è leggero dopo la semina si comprime col rullo.Sulle parti a forte pendenza, ove con la semina non è possibile ottenere la voluta uniformità, si procede all’inzollamento con piote ottenute dalla semina in apposito vivaio. Oppure, secondo la loro esposizione, si possono fare dei tappeti con piante che si prestano al fine e al luogo; ad esempio: Achillea millefoglie, Edera, Pervinca, Lippia canescens, Sta-tice, Armeria, Trifoglio a foglie scure, ecc.

 

Conservazione dei tappeti verdi. — Dopo la semina il prato non dev’essere abbandonato, richiede le seguenti cure: estirpare continuamente le erbe diverse da quelle seminate e specialmente quelle a foglie larghe e radice fittonata.

 

 

 

Tav. IV – Giardino in stile naturale o inglese.j, Villa; 2, Portineria e autorimessa; 3, Stufa e cassoni; 4, Vivaio fiori; 5, Posto di riposo e giuochi.

 

Falciare l’erba durante l’estate ogni 8-10 giorni. Rullare ed annaffiare dopo ogni sfalcio. Ingrassare ogni anno d’autunno con terricciati appositamente preparati. Al principio d’inverno e a primavera, i tappeti e specialmente quelli vecchi ed ombreggiati vanno ripassati con erpice o rastrello di ferro per distruggere il muschio ed aerare il terreno.