Indice:

I. CARATTERI GENERALI DELLE PIANTE

 

Caratteri generali. Tutti i vegetali vengono chiamati col nome generico di Piante.

Esse si trovano ovunque: sulle più alte cime delle montagne, sulle rocce aride, nelle pianure delle regioni fredde e in quelle più calde e secche
dei tropici, nell’acqua ed anche nell’aria.

 

  • a) Cellula. — Ogni essere organizzato ha origine da un organo primitivo che si chiama cellula; in essa è contenuta la materia vivente. La cellula si presenta allo stato perfetto come un piccolissimo (microscopico) otricello costituito da una sottile membrana diafana entro la quale stanno racchiuse due sostanze: una fluida e l’altra semifluida. Quella semifluida ha un aspetto molle bianco e diafano, è molte volte granulosa e si chiama protoplasma; la sostanza liquida che riempie la cellula è il succo cellulare. Una parte della sostanza che compone il protoplasma è concentrata e densa, quasi fosse un piccolissimo noccioletto, e si chiama nucleo. Le cellule hanno forme svariatissime, determinate dai diversissimi modi con cui esse aderiscono le une alle altre. La membrana delle cellule ha generalmente una certa resistenza ed è composta di una materia detta cellulosa. In moltissime cellule, specialmente in quelle delle foglie, vi si trovano dei piccoli corpi verdi detti cloroplasti ; essi contengono una sostanza denominata clorofilla, è a questa sostanza che si deve la colorazione verde dei vegetali. Le piante, a differenza degli animali superiori, non hanno scheletro per sostenersi, a questa deficienza supplisce la resistenza e la robustezza delle membrane delle innumerevoli cellule di cui sono costituite. Le cellule, modificandosi ed ingrossandosi diventano legnose o sugherose acquistando con-servabilità lunghissima, che si protrae anche dopo la loro morte.
  • b) Tessuti. La riunione delle cellule forma la sostanza o tessuto legnoso. I tessuti non hanno forma e consistenza uguale, i principali sono i seguenti: Epidermide: è costituita da tessuti esterni che formano il rivestimento dei vegetali. Meristema: è il tessuto cellulare crescente che dà origine alle parti in via di accrescimento. Parenchima: è il tessuto che forma le parti molli delle piante e si trova nel midollo dei fusti, nella polpa dei frutti carnosi e costituisce la parte interna delle foglie. Sclerenchima: è la materia che costituisce la parte più dura della pianta, cioè il legno. Tessuto fibroso : è costituito da cellule allungate e membranose, esempio: fibre della canapa. Tessuto vascolare: è formato da cellule allineate le cui pareti divisorie essendo assorbite hanno dato luogo a molti vasi o piccoli tubi in cui scorrono i succhi nutritivi della pianta. I vasi sono per lo più riuniti in gruppi e si chiamano fasci vascolari. 2. Organi delle piante. — Il corpo delle piante è formato da un complesso di organi, ad ognuno dei quali è affidata una data funzione. Essi si dividono in organi conservatori o di vegetazione e in organi riproduttori. I primi servono a mantenere in vita le piante e a farle crescere; i secondi servono a moltiplicare e a perpetuare la specie. Questi organi si dividono a loro volta in essenziali ed accessori e precisamente come al seguente prospetto:

 

Essenziali:

radice

fusto

gemma

foglia Organi conservatori o

di vegetazione: accessori: squame

stipule

cirri o viticci

spine

aculei

glandule

peli

frutto Organi riproduttori accessori:brattea

involucro

spata

giuma

pappo

scapo

peduncolo

ricettacolo

 

 

Fig. 1 – Radice fìttonata tuberiforme. Fig. 2 – Radice fittonata.

 

II. ORGANI CONSERVATORI ESSENZIALI

 

Radice. — La radice è il prolungamento della radichetta sortita
dairembrione, ed ha sviluppo opposto a quello del fusto. Generalmente è sprovvista di gemme, serve a mantenere fissata la pianta e ad assorbire dal terreno le materie nutritive di cui ha bisogno la pianta stessa. Il colletto o nodo vitale è il punto che separa il fusto dalle radici. L’assorbimento delle sostanze nutritive non avviene attraverso il legno di tutte le radici, ma dall’estremità delle ultime ramificazioni o radichette. Queste sottili ramificazioni sotterranee si chiamano comunemente barbe.

L’apice di queste barbe è ricoperto da una specie di cuffia che è denominata pileoriza : su essa si trovano dei peli in continuo rinnovo, sono proprio questi peli che compiono la funzione dell’assorbimento degli elementi necessari alla vita delle piante. Le radici che nascono sotto il colletto si dicono normali o vere mentre quelle che si sviluppano sulle parti aeree si dicono avventizie.

 

Denominazione delle radici. — Secondo l’ambiente in cui le radici vivono, la loro forma, la durata e la loro consistenza prendono nomi diversi; vedi il seguente prospetto:

 

 

Fig- 3-Radice fasciculata.

Fig. 4.Radice fasciculata tubercolosa.

 

Secondo l’ambiente in cui vive la radice assume il nome di aerea:

aquatica

terrestreparassita

falsa parassita

parassita mista

profonda

superficiale

serpeggiante

fittonata

tuberiforme

 

Secondo la forma la radice si chiama:

Fasciculata

tubercolosa

fibrosa

 

Secondo la durata si dice

annua

bienne

perenne

 

E in base alla sua consistenza sarà

legnosa

semilegnosa

erbacea

carnosa

molle

 

Fusto

Il fusto detto anche caule è la parte della pianta che ordinariamente cresce in senso inverso della radice in cerca d’aria e di luce. Serve a sostenere la pianta e a convogliare i liquidi nutritivi al tronco, ai rami, alle foglie, ai fiori e ai frutti. Il fusto può essere aereo o sotterraneo.

 

 

  • a) Fusto aereo e sue denominazioni. — Chiamasi Tronco il fusto delle piante arboree ( Melo, Pero, Acacia, Pioppo, ecc.) ; Stelo quello delle piante erbacee (Astri, Tagetti, Salvia, ecc.); Stipite quello delle palme e felci arboree (Phoenix, Alsophila, ecc.) ; Calamo quello proprio alle ciperacee, ed è formato da un solo lungo internodio (Cyperus Papirus, C. alternifolius, ecc.) ; Culmo quello vuoto delle monocoti-ledoni, interrotto da diversi nodi e generalmente semplice ed erbaceo ( Frumento, Avena, Orzo, ecc.).


Fig. 7 – Fusto aereo: calamo.

Fig. 8 – Fusto aereo: culmo.

 

II fusto può essere semplice o ramoso, ed avere forme diverse: conico, cilindrico, compresso, globoso, ecc.

Secondo il suo portamento è: eretto, obliquo, cascante, strisciante, rampicante, volubile, ecc.

Per la sua consistenza: erbaceo, carnoso, semilegnoso, legnoso, midollare, cavo, pieno.

 

  • b) Fusto sotterraneo e sue denominazioni. — Rizoma, assomiglia ad una grossa radice ma porta squame presso le inserzioni, ha gemme vitali ed emette radici proprie; cresce generalmente orizzontale (Iris, Canna indica). Bulbo, è un fusto raccorciatissimo sotterraneo, generalmente di forma arrotondata od ovale che volgarmente si chiama cipolla. Esso è formato da numerose squame sovrapposte le une alle altre, più o meno carnose (Giacinti, Tulipani, Gigli, ecc.). Tubero è un fusto carnoso ingrossato, più o meno globoso è sempre provvisto di occhi o gemme (Dahlia, Patate, ecc.).
  • c) Divisione delle piante secondo la consistenza del fusto.

 

 

Fig. 10. Fusto sotterraneo: bulbo

 

— Secondo la consistenza, durata e sviluppo del fusto le piante

 

 

 

Fig. 9. Fusto sotterraneo: rizoma.

 

si dividono in: erbacee, quelle il cui fusto è completamente erbaceo e
possono essere annuali o biennali, a seconda che vivano uno o due anni;

 

 

Fig. 11 – Fusto sotterraneo: tubero.

 

vivaci o perenni quando la parte aerea muore ogni anno, ma quella sotterranea continua a vivere; suffrutici se hanno fusto legnoso soltanto alla base (Salvia officinalis, Veronica, ecc.) ; frutici, sono piante col fusto tutto legnoso, ma ramificato dalla base (Rosmarino, Ortensia, ecc.) ; arbusti, piante con fusto legnoso e ramificato come nei frutici ma di più lunga vita e sviluppo (Viburno, Siringa, ecc.) ; alberi, piante con fusto tutto lignificato (detto tronco) ramificato a partire da una certa altezza (Tillia, Platano, ecc.). Il fusto delle palme si dice più propriamente stipite (Chamaerops excelsa, ecc.)

 

Gemme

 

La gemma è l’embrione di un nuovo asse vegetativo, ad essa si deve l’allungarsi dei fusti e dei rami. Viene volgarmente chiamata: occhio. La gemma è costituita da un piccolo corpo coniforme o globoso, spesso rivestita da squame addossate ^ strettamente, nasce all’ascella delle foglie o dai rami, e racchiude il germe che darà origine ad un prolungamento legnoso oppure ad uno o più frutti.

 

 

Fig. 12 – Gemme: a, terminale o api-cale; b, laterale o ascellare.

Figg. 13 e 14 – Gemme: b, foglifere; c, fiorifere; d, miste.

 

Se le gemme sono rivestite di squame diconsi squamate, diversa-mente si dicono nude.

Denominazione delle gemme. — Rispetto alla loro posizione si distinguono in gemme apicali o terminali se si trovano in cima ad un fusto o a un ramo; laterali o ascellari quando si trovano all’ascella di una foglia o di un rametto.

Vi sono gemme foglifere che producono un asse fornito di sole foglie; gemme fiorifere che dànno origine a soli fiori; gemme miste che producono ad un tempo foglie e fiori.

Si chiamano pronte le gemme che appena formate vegetano ; dormienti quelle che si sviluppano nella stagione seguente alla loro formazione.

 

  • Foglie. — La foglia è un organo appendicolare che si sviluppa sui
    fusti e sui rami sotto forma di espansione erbacea o coriacea, di colore generalmente verde. La sua durata è in genere assai minore di quella del fusto che la porta; ha forma
    determinata per ciascuna specie di pianta e accrescimento limitato.

 

 

Fig. 15. Fig. 16 – Foglia semplice, Foglia guainante. parallelinervie.

 

  • a) Importanza. — Le foglie sono di somma importanza per la vita delle piante, essendo indispensabili al compimento della funzione di nutrizione unitamente alle radici e al fusto, tanto che volgarmente si dice che le foglie sono i polmoni delle piante.
  • b) Distinzione. — Le foglie considerate per la loro durata si distinguono in: caduche o decidue e in persistenti. Di conseguenza si chiamano piante a foglia caduca quelle che si spogliano dalle loro foglie e sempreverdi o a foglia persistente quelle che le trattengono per due o più anni non restandone mai sprovviste.
  • c) Composizione. — Una foglia normale si compone del lembo o lamina che è un’espansione generalmente piatta, sottile oppure consistente; del contorno o limite periferico; dalla base o punto d’inserzione; dall ‘apice o punta opposta alla

 

 

 

Fig. 17. Foglia semplice, penninervie.

Fig. 18. Foglia semplice, palminervie.

 

base; dalla pagina superiore rivolta verso l’alto e pagina inferiore volta verso terra. Nervature sono i fasci fibro-vascolari che formano una specie di reticolato e talvolta sporgono sulla parte inferiore.

Il gambo che sostiene la foglia dicesi picciuolo; qualche volta il picciuolo manca e si ha allora la foglia sessile) foglia guainante quando il picciuolo allargandosi alla base abbraccia il fusto come una guaina.

 

  • d) Denominazione delle foglie secondo le loro nervature. — Quando le foglie hanno le nervature che si mantengono parallele tra loro o quasi, dalla base all’apice si dicono paratie-linervie (Iris, Graminacee, ecc.) ; penninervie se dalla nervatura mediana centrale dipartono come la barba di una penna le nervature secondarie (Castagno, ecc.) ; palminervie quando diverse nervature primarie, sempre in numero dispari, partono dalla base come le dita di una mano (Platano, ecc.) ; peltinervie quando il picciuolo s’inserisce nel centro della pagina inferiore della foglia e da questo punto partono le nervature secondarie a guisa di raggi (Tropeolo, ecc.).

 

 

Fig. 19.Foglia semplice, peltinervie.

Fig. 20. Foglia composta, palmata.

 

  • e) Denominazione delle foglie secondo la loro forma. — Le foglie sono
    semplici quando il picciuolo porta una lamina continua, liscia o
    frastagliata (Platano, Tillia, ecc.) ; composte quando sono nettamente
    suddivise in più parti e che sembrano come altrettante foglioline (Noce,
    Rosa, ecc.), possono essere anche doppiamente composte (Felce).

 

Le foglie composte si dividono in due gruppi: palmate e pennate.

Le palmate sono composte di foglioline disposte all’apice di un picciuolo comune (Trifoglio, Acero, ecc.) ; le pennate sono composte di foglioline disposte ai lati di un picciuolo comune (Robinia, Rosa, ecc.). Esse poi sono paripennate se le foglioline sono in numero pari; imparipennate se terminano con una fogliolina apicale.

Secondo la conformazione del margine o lembo della foglia si dice: intera se ha il margine continuo non diviso nè

 

 

 

Fig. 21 – Foglia composta, paripennata.

Fig. 22 – Foglia composta, imparipennata.

 

incavato (Lauro) ; dentata se il margine ha incisioni acute (Philadelphus coronarius) ; crenata se presenta sul margine delle piccole sporgenze ottuse (Pelargonium) ; sinuosa quando ha divisioni grandi arrotondate (Quercia) ; incisa quando presenta grandi divisioni ma strette (Acero) ; lobata se ha grandi divisioni separate da seni acuti (Platano) ; pennati fida se hai lobi divisi sino a mezza distanza tra il margine e la costola (Cardo); partita se la divisione del lembo arriva sino presso la costola (Aconito) ; sezionata quando le divisioni giungono sino alla costola (Anemone).

  • f) Denominazione delle foglie in rapporto alla loro configli-razione. — Secondo la configurazione generale ogni foglia prende ancora l’appellativo di: rotonda se è quasi circolare; lanceolata se presenta la forma di una lancia, ecc.
  • g) Denominazione delle foglie in riguardo alla loro consistenza. — Le foglie possono essere: membranacee quando hanno l’aspetto, la struttura e la consistenza di una membrana (Arancio) ; coriacee se hanno la consistenza del cuoio (Ligu-strum coriaceum); rigide se si rompono piuttosto che piegarsi (Ruscus aculeatus); carnose quando sono formate da un tessuto succulento più o meno spesso e succoso (Echeveria, Piante grasse).
  • h) Denominazione delle foglie con riferimento alla loro colorazione. — La colorazione delle foglie è generalmente verde ma vi sono, specialmente in quelle ornamentali, piante diversamente colorate e, secondo il colore, assumono il nome di glauche quando il colore ha dell’azzurro o cenerognolo (Acacia podalyriefolia) ; argentate quando il cenerognolo assume riflessi argentei (Picea pungens argentea) ; colorate quando sono uniformemente o in parte tinte o sfumate di colore diverso dal verde (Prunus Pissardi) ; variegate, quando il verde è interrotto irregolarmente da uno o più colori (Coleus) ; striate se la variegatura è fatta più o meno regolare a strisce (Iris germanica variegato); macchiate quando il colore diverso è fatto a guisa di macchie (Aucuba japonica) ; zonate quando il colore diverso forma come una zona circolare nel centro della foglia (Pelargonium zonale) ; tricolori quando la foglia ha tre colori (Salvia officinalis tricolor) ; bicolori quando le pagine delle foglie hanno un colore diverso una dall’altra (Begonia discolor).
  • i) Denominazione delle foglie con riferimento alVangolo d’inserzione. — L’angolo superiore che la foglia forma col fusto dicesi ascella; se l’angolo è acuto, cioè se la foglia è diretta in alto dicesi eretta, se l’angolo è retto patente; se l’angolo è volto a terra, cioè ottuso, si dicono reflesse.

 

III. ORGANI CONSERVATORI ACCESSORI

 

Gli organi conservatori accessori sono quelli che non sono strettamente necessari allo sviluppo della pianta, quindi molte di esse ne sono prive; i principali sono:

  • a) Squame. — Le squame sono foglie rudimentali a forma di lamina, più o meno coriacee, ed hanno funzioni protettive per le gemme o per i bulbi.
  • b) Stipule. — Le stipule sono foglioline poste alla base del picciuolo delle foglie principali; possono essere caduche o persistenti.
  • c) Cirri o viticci. — I cirri o viticci sono organi filamentosi semplici o ramificati che servono alle piante rampicanti per aggrapparsi e sostenersi ad altre piante o muri.
  • d) Spine. — Le spine sono una continuazione del tessuto legnoso <e servono alla difesa delle piante contro gli animali. Le spine non si possono staccare dalla pianta senza lacerarnei tessuti (Fico d’india, Gaggia, ecc.).
  • e) Aculei. — Gli aculei sono produzioni o appendici dell’epidermide ingrossate ed indurite a guisa di spine. Essi si possono facilmente staccare dalla pianta senza romperne i tessuti (Rosa).
  • f) Glandule. — Le glandule sono piccoli organi particolari di secrezione che si trovano su tutte le parti aeree della pianta, ma soprattutto e specialmente sulle foglie e sui fiori.
  • g) Peli. — I peli sono prodotti dall’epidermide, possono essere semplici o ramificati; internamente sono cavi; in diverse piante formano come un indumento proteggendo gli organi che ricoprono. Essi dànno diversi aspetti alla superficie degli organi su cui si trovano, secondo che sono più o meno consistenti, folti, radi, cosicché le piante, o le foglie, assumono il nome di pelose, vellutate, lanose, ecc.

 

IV. ORGANI RIPRODUTTORI ESSENZIALI

 

Fiore

Il fiore è il complesso di parti più o meno necessarie alla riproduzione delle piante fanerogame (a nozze visibili). Esso è formato dagli organi riproduttori (stami, pistilli) e può essere o meno circondato da organi involucranti (sepali, petali). Le piante prive di fiori si dicono crittogame (a nozze occulte) .

 

 

 

Fig. 23 – Fiore: 1, calice; 2, corolla; 3, androceo; 4, gineceo.


 

Si chiama ermafrodita il fiore che contiene gli organi femminili e quelli maschili; unisessuale quello che contiene solamente gli organi femminili o solamente quelli maschili.

Così pure le piante possono portare esclusivamente fiori maschili, con solo stami, ed essere sprovviste di quelli femminili con pistilli o viceversa; in questo caso le piante si chiamano dioiche.

Quando invece portano sullo stesso fiore o anche separatamente ma sempre sulla stessa pianta fiori maschili (staminiferi) e fiori femminili (pistilliferi) si chiamano monoiche.

Le appendici fiorali di un fiore normale sono generalmente disposte in quattro giri o verticilli che sono, dall’esterno all’interno: il Calice, la Corolla, YAndroceo (costituito dagli organi maschili o stami), il Gineceo (organi femminili detti pistilli).

  • a) Il calice. — Il calice costituisce il primo verticillo esterno del fiore, è generalmente di colore verde. Esso si compone di un numero variabile di piccole foglie libere, o più o meno intimamente saldate, che si chiamano sepali.

Il calice si dice Gamosepalo se è formato dalla saldatura di tanti sepali in modo da formare una specie di tubo; quando invece i sepali sono liberi si chiama Dialisepalo.

Corolla gamopetala

 

 


Fig. 26. Corolla gamopetala.

Fig. 27 – Petalo: Fig. 28 – Corolla a, lamina; b, unghia. dialipetala regolare.

 

Il calice è libero quando non ha alcuna aderenza col pistillo (Datura) ; aderente quando si salda col pistillo (Pero, Melo) ; è regolare quando i sepali che lo compongono hanno una lunghezza uguale, viceversa è irregolare quando i sepali non formano un tutto regolare.

Secondo la sua forma prende nomi diversi: campanulato, tubolato, labiato, ecc. Può essere caduco, quando cade allo sbocciare del fiore o quando secca; persistente quando dura e rimane attaccato al frutto.

 

  • b) Corolla. — La corolla, generalmente colorata a vivaci colori, sta tra il calice e gli organi sessuali; è formata da diverse foglioline dette petali.

 

Essa è gamopetala quando i petali sono tra loro saldati in un solo pezzo; dialipetala quando sono liberi. I petali delle corolle dialipetali sono provvisti di unghia che è la parte inferiore più stretta ed allungata e di lamina o disco che è la parte superiore allargata e distesa.

La corolla può essere regolare quando i petali che la com-

 

 

 

Fig. 29 – Corolla rosacea.

Fig. 30 – Corolla cariofillacea.

 

 

Fig. 31 – Corolla Fig. 32 – Petali della corollapapilionacea. papilionacea: a, stendardo;b, ali; c, carena.

Fig. 33-Corolla anomala.

 

Si hanno corolle dialipetale regolari nelle crocifere formate da quattro petali in croce (Cavolo, Violaciocca) ; rosacee che hanno cinque petali, raramente quattro, disposti simmetricamente sul calice (Rosa) ; cariofillacee con cinque petali a unghia lunga nascosta nel calice gamopetalo tuboloso (Garofano). Fra le corolle dialipetale irregolari ab-

 

 

Fig. 34. Fig. 35. Fig. 36. Corolla ligulata. Corolla bilabiata. Corolla personata.

 

 

 

Fig. 37-Androceo: s, stami.

Fig. 38. Graduale passaggio dei petali agli stami.

 

leguminose) composto di cinque petali, uno superiore più grande degli altri si chiama stendardo, due laterali bislunghi detti ali, due inferiori saldati insieme a foggia di carena; la corolla anomala composta di più petali a configurazione varia (Viola tricolor).

Fra le corolle gamopetale regolari si hanno la tubolosa (Ha-

 

 

 

Fig. 39 – Sta- Fig. 40 – Gineceo: Fig. 41 – Car- Fig. 42 – st,

mo: b) antera; st. stimma; s, stilo; pello: st, stim- stimma piuma-

/, filamento. 0, ovario. ma; o, ovario. to; o, ovario.

 

 

 

Fig. 43. Fig. 44 – Ovario sezionato per mo- Fig. 45 – Fecondazio-

 

st, stimma ses- strare il processo della fecondazione : ne (stadio maschile) :

sile; 0, ovario. p, polline; t, tubo pollinico; 0, ovuli. st, stimma; s,
stami.

brothamnus) ; la campanulata (Convolvolo) ; la urceolata (Erica); la rotata (Solanum); la imbutiforme (Tabacco). Fra le corolle gamopetale irregolari citeremo: la ligulata costituita da un piccolo tubo terminante in una specie di linguetta (Margherite) ; bilabiata i cui petali sono saldati tra loro e formano una specie di bocca con due labbra (Salvia) ; per sonata somigliante alla bilabiata, la bocca del fiore è però chiusa dal labbro inferiore (Bocca di leone).

 

 

 

Fig. 46 – Fecondazione (stadio maschile) : st, stimma, s, stami.

Fig. 47-Ovario infero.

Fig. 48. Ovario supero.

 

  • c) L’androceo. — L/androceo o organo maschile è composto dagli stami che sono foglie metamorfosate. Ogni stame si compone del filetto o filamento che può essere cilindrico o appiattito, lungo o corto, semplice o ramificato, libero od unito ad altri elementi e serve di sostegno sXY antera la quale è un rigonfiamento di varie forme, di colore giallo, internamente diviso in due cavità dette logge contenenti i granelli pollinici o polline, elemento maschile destinato alla fecondazione degli ovuli contenuti nell’ovario.
  • d) Il gineceo. — Il gineceo, organo femminile o pistillo è il verticillo centrale del fiore originato dalla modificazione di una foglia detta carpello ed è formato:
  • dallo stimma parte terminale del carpello la cui superficie è senza epidermide ed è umettata di un umore viscoso e talora coperta di peli, ha la funzione di ricevere il polline. Secondo la forma lo stimma può essere: globoso, emisferico, piumato, cilindrico, ecc.;
  • dallo stilo che è il sostegno dello stimma e presenta internamente un sottile canaletto. Lo stilo può mancare ed allora lo stimma dicesi sessile;

     

     

     

    Fig. 49. Fiore solitario.

    Fig. 50.Infiorescenze indefinite: racemo.

  • dall’ovario che trovasi nella parte inferiore del pistillo e contiene dei corpicciuoli rotondeggianti detti ovuli o gemmule attaccati alla parete interna dell’ovario mediante peduncoli detti funicoli. Gli ovuli, fecondati dal polline, sono destinati a diventare semi. L’ovario del fiore, a volte unitamente al calice e al ricettacolo, costituisce poi il frutto. L’ovario si dice infero quando è situato sotto il calice e la corolla; supero quando è situato sopra questi.

 

L’infiorescenza e sue divisioni

Si dice infiorescenza l’insieme di molti fiori disposti sopra uno stesso rachide. Quando invece i fiori sono isolati ad uno ad uno, si dicono solitari. Quando l’infiorescenza è all’apice del fusto o di un ramo si chiama terminale (Giacinto) ; ascellare se nasce nel punto d’inserzione di una foglia di un ramo o del fusto. Divisione delle infiorescenze. — Le infiorescenze si dividono in due gruppi, le definite e le indefinite.

 

Fig. 52 – Infiorescenze indefinite: spiga.

 

 

 

Fig. 51. Infiorescenze indefinite: pannocchia.

 

 

 

Fig. 53 – Infiorescenze indefinite : spiga verticillata.

 

Sono definite quando il peduncolo centrale termina bruscamente con un fiore e la fioritura continua su peduncoli secondari, poi su terziari e così di seguito. È invece indefinita quando il peduncolo centrale continua a crescere emettendo ai lati dei peduncoli che portano fiori.

Le infiorescenze indefinite si distinguono in :

  • a) Racemo. — Il racemo porta sul peduncolo centrale e su ognuno dei peduncoli secondari e laterali un fiore terminale.
  • b) Pannocchia. — La pannocchia non è altro che un racemo composto, essendo i fiori portati da peduncoli terziari e quaternari.
  • c) Spiga. — La spiga ha i fiori inseriti direttamente sull’asse del peduncolo centrale e quindi sessili, può essere spiga semplice o composta.

 

 

Fig. 54 – Infiorescenze indefinite: ombrella.


Fig- 55 – Infiorescenze indefinite: ombrella composta.

 

 

Fig. 56.Racemo.

Fig. .57 Pannocchia.

Fig. 58. Fig. 59 -Spiga composta.

Fig. 60. Spadice.

  • d) Spadice. — Lo spadice è anch’esso una spiga che ha l’asse centrale molto carnoso, i fiori unisessuali sessili e molto appressati (quelli femminili sono in basso ed i maschili in alto), il tutto involto in una grande brattea che si chiama spata (Calla).
  • e) Corimbo. — Il corimbo è quell’infiorescenza i cui fiori portati da peduncoli secondari inseriti a diverse altezze sul peduncolo centrale e rivolti in alto raggiungono un’altezza presso a poco uguale (Sorbo).
  • f) Ombrella. — L’ombrella invece è formata da peduncoli secondari che partono dallo stesso punto e terminano alla stessa altezza (Edera). Può anche essere composta (Fi-nocchio) .

 

 

 

Schemi delle infiorescenze: a, rappresenta i fiori; b, le brattee; c, il peduncolo.

  • g) Capolino. — Il capolino o calatide è un’infiorescenza simile alla ombrella ma con i fiori sessili. Il peduncolo allargato in alto forma un grande ricettacolo sul quale sono inseriti i fiori (Margherita).

3. Frutto. — Avvenuta la fecondazione, il fiore si modifica, l’ovario s’ingrossa e si trasforma in frutto. Gli ovuli contenuti nell’ovario diventano semi.

  • a) Conformazione. — I tessuti che attorniano i semi costituiscono il pericarpio che a volte è distinto in tre porzioni: epicarpio, la parte esterna comunemente detta buccia; endocarpio, la membrana che avvolge il seme (di consistenza variabilissima e spesso legnosa come il nocciolo delle pesche, delle ciliegie, ecc.) ; mesocarpio, tessuto intermedio tra l’epicarpio e l’endocarpio che può essere più o meno carnoso. Secondo la conformazione di queste tre parti il frutto può essere secco (Frumento) o carnoso (Pesco). Il frutto si dice monospermo se contiene un solo seme, polispermo se ne contiene più di uno. I frutti possono essere deiscenti se alla loro maturità si aprono (Violaciocca), se invece non si aprono si dicono indeiscenti (Pero, Melo).
  • b) Tipi di frutto. — Moltissimi sono i tipi di frutti, accenneremo per brevità ai principali.

 

 

 

Fig. 64 – Frutto carnoso: drupa; ep, epicarpio; en, endocarpio; m, mesocarpio.

Fig. 65 – Frutto Fig. 66 — Frutto deiscente secco : deiscente secco, capsula (Viola). pisside (Anagallis):

 

Nei frutti deiscenti secchi si ha la capsula avente una o più logge, di forma svariata e polisperma, a maturità si apre a spicchi, fori, valve (Tulipano, Papavero, Garofano).

La pisside che a maturità si apre superiormente a mezzo di una specie di coperchio (Portulaca).

Il follicolo che si apre in tutto o in parte sulla sua lunghezza (Oleandro).

La siliqua che si separa in due valve tra le quali resta una membrana su cui restano attaccati i semi, la deiscenza inizia dalla base (Cavolo).

Il baccello o legume rassomiglia alla siliqua ma non ha la placenta trasversale (Pisello, Fagiuolo).

Nei frutti indeiscenti secchi si hanno:

Yachenio frutto monospermo avente il pericarpio attaccato al seme e la separazione ne riesce difficile (Salvia). Quando

 

 

 

Fig. 67. Frutto deiscente secco : follicolo (Paeonia).

Fig. 68. Frutto deiscente secco : siliqua (Cavolo).

Fig. 69 – Frutto deiscente secco: baccello o legume (Pisello).

 

 

 

Fig. 70 – Frutto indeiscente secco: a, achenio; p, pappo.

Fig. 71 – Frutto indeiscente secco: samara (Olmo).

Fig. 72 – Frutto indeiscente secco: doppia samara (Acero).

il frutto è strettamente connesso al pericarpio tanto da essere difficile la sua distinzione si dice cariosside ed è propria

delle graminacee. Quando l’achenio è uniloculare ed è contenuto in tutto od in parte in un involucro detto cupola, squamosa, legnosa, o fogliacea, dicesi ghianda (Quercia, Castagno, Nocciuolo) ;

la samara differisce dairachenio per il pericarpio che è prolungato e forma una specie di ala membranosa (Acero, Olmo).

I frutti carnosi sono:

la drupa frutto che ha l’epicarpio (parte esterna) car-

 

 

Fig. 73-Frutto carnoso: pomo (Cotogno).

 

 

 

Fig. 74-Frutto carnoso: esperidio (limone).

 

 

 

Fig. 75-Frutto carnoso: bacca (Uva).

 

noso e l’endocarpio legnoso e duro entro il quale sta il seme (Pesca, Ciliegia);

il pomo contiene diversi ovari appartenenti ad un medesimo fiore, saldati fra loro, i quali restano nel ricettacolo che diventa carnoso a maturità (Pero, Melo, ecc.);

resperidio ha l’epicarpio spesso e diviso all’interno da membrane entro le quali, in mezzo alla polpa, stanno i semi (Limone) ;

la bacca, frutto carnoso che assomiglia alla drupa, ma non

ha l’endocarpio legnoso ed i semi sono in mezzo alla parte carnosa (Uva) ;

la pomonide proviene da un fiore ad ovario infero diviso internamente in più logge contenenti semi con filamenti (Zucca).

4. Seme. — Il seme è l’ovulo che fecondato dall’intervento del polline ha raggiunto la maturità. Nel seme si trovano già abbozzate le partiprincipali della pianta.

 

 

Fig. 76 – Seme: a, tegume; b, cotiledone; c, radichetta; d, piumetta col fusticino.

Il seme si compone del tegumento o buccia che ricopre le pareti interne ; dell ‘embrione che è la parte essenziale del seme e comprende il fusticino, la radichetta e la piumetta accompagnate da una o due foglie metamorfosate, carnose, dette cotiledoni; del-l’albume, che può anche mancare nei semi maturi, ed è una riserva di materie nutritive.

Divisione delle piante secondo il seme. — Quando l’embrione ha un solo cotiledone si dice monocotiledone e tutte le piante provenienti da tali semi formano il grande gruppo delle piante monocotiledoni (Palme, Orchidee, Graminacee). Quando ha due opposti cotiledoni uniti per la base, si chiama dicotiledone e appartiene al gruppo delle piante dicotiledoni.

V. ORGANI RIPRODUTTORI ACCESSORI

Come il termine specifica, questi organi non sono necessari al compimento delle funzioni di riproduzione così che in moltissimi fiori mancano gli uni o gli altri od anche tutti.

Faremo un breve cenno dei più importanti:

  • a) Brattea. — La brattea è una foglia trasformata, a volte grande, carnosa, altre volte secca e squamosa, verde

oppure vivacemente colorata. Spesse volte la brattea è la parte più bella del fiore (Bougainvillea, Poinsetia, ecc.).

  • b) Involucro. — L’involucro è una brattea circolare avvolgente più fiori disposti in calatide, ombrella, ecc. (Ombrellifere, Nigella, ecc.).
  • c) Spadice. — Lo spadice è l’infiorescenza tipica delle Aroidee; è formata da una brattea che avvolge lo spadice, può essere grande e colorata od insignificante (Calla, Anthu-rium, ecc.).
  • d) Gluma. — La gluma è la brattea generalmente secca e membranosa che avvolge i fiori molto piccoli delle graminacee.
  • e) Pappo. — Il pappo è un’appendice di alcuni semi, è piumoso e leggero e serve alla disseminazione naturale perchè trasportabile dal vento (Centaurea).
  • f) Scapo. — Lo scapo è il peduncolo del fiore quando nasce direttamente dalla rosetta basale ed è priva di foglie (Mughetto, ecc.).
  • g) Peduncolo. — Il peduncolo è il gambo che sostiene il fiore e l’infiorescenza.
  • h) Ricettacolo. — Il ricettacolo è il peduncolo dilatato alla sua estremità superiore e formante una specie di disco su cui sono inseriti i verticilli fiorali.