Indice:

I. ATTREZZI ORTICOLI

 

Conservazione degli attrezzi orticoli. — Gli attrezzi orticoli di cui il giardiniere abbisogna per eseguire i diversi lavori sono numerosi; è necessario che esso li conosca, che sappia come funzionano e come si usano.

 

È altresì necessario che il giardiniere custodisca con cura tutto questo materiale perchè si mantenga e si conservi il più a lungo possibile in piena efficienza.Il giardiniere che trascura i suoi attrezzi non conosce il proprio interesse, sia perchè il cattivo stato di conservazione li logora anzi tempo, quanto perchè con gli attrezzi in disordine si lavora male e con doppia fatica. Gli attrezzi vanno riposti in uno speciale locale, diviso in tanti piccoli reparti destinati ognuno a ricevere una data serie dei medesimi. Ordine e pulizia devono regnare in questo piccolo magazzeno ove è da applicarsi scrupolosamente il motto: un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto.

 

Descrizione ed uso degli attrezzi. — Troppo lungo sarebbe l’enumerare e descrivere qui tutti gli attrezzi indispensabili al giardiniere, segnaleremo i più comuni in conformità della modestia del presente lavoro.

 

  • Vanga. — La vanga è lo strumento principale, serve a rivoltare il terreno nel modo migliore. Vi sono vanghe quadre e vanghe a punta. Le prime, nelle loro diverse misure, sono quelle normalmente adoperate dai giardinieri. Devono essere di buon acciaio fuso e col manico di legno. Dopo l’uso si ripongono perfettamente ripulite dalla terra.
  • Zappa. — La zappa serve a coltivare superficialmente il terreno e a rompere le zolle di quello compatto. Vi sono zappe di diverse forme e grandezza; le più usate sono quelle semplici a punta triangolare o quadrata. Dopo l’uso vanno ripulite con cura.>

     

  • Badile. — Il badile può essere anch’esso a punta quadra o triangolare, e di diverse grandezze. Nei giardini ed orti si usa normalmente quello a punta quadrata. Serve a pulire i vialetti, asistemare il terreno delle aiuole, a fare piccoli trasporti di terreno, ecc. 
  • Carriole. — Ci si serve della carriola piana a sponde laterali mobili per trasportare la terra od altro materiale. Per trasporto di materiale diverso ci si serve anche di barelle cono senza sponde; di gerle o di ceste di varia forma e dimensione. 
  • Sarchielli. — I sarchielli sono piccoli attrezzi che servono a rompere la crosta del terreno e sradicare le erbacce. Vi sono sarchielli semplici e doppi. Nel secondo caso una parte delle lame è quadrata e l’altra è a lancia, oppure una è a lancia e l’altra biforcuta. Il sarchiello inglese è costituito da un braccio metallico ricurvo terminante in cinque denti, serve soprattutto a rompere la crosta del terreno laddove non è possibile usare la zappa. 
  • Rastrello. — Il rastrello serve a sminuzzare e livellare il terreno, a levare le pietre, le erbe e le radici dopo la vangatura, a coprire la semente, ecc. Infine a levare l’erba falciata e le foglie dai prati, a tenere puliti i viali ed a smuoverne la ghiaia, ecc. I rastrelli sono costruiti in ferro ed in legno. Si preferiscono quelli in ferro fuso che sono molto leggeri, pratici e di lunga durata. Nei terreni compatti, dopo la vangatura, per sminuzzare le zolle a maggior profondità, si usa un rastrello di ferro speciale a lunghi denti detto: rastrello erpice. 
  • Raschiatoio. — Il raschiatoio serve a recidere, sotto il colletto, le erbe infestanti dei viali, dei sentieri e delle aiuole. Vi sono due sorta di raschiatoi, gli uni azionati a trazione, gli altri azionati a spinta. I più pratici e meno faticosi sono quelli a spinta. Vi sono anche piccoli raschiatoi che servono a levare il muschio ed i licheni dal fusto delle piante vecchie e sono chiamati, raschini. 
  • Pinolo. — Il piuolo, detto comunemente foraterra o cavicchio, è un corto bastone di varia grossezza e lunghezza con l’estremità a punta e serve a rimpiolare le piantine. Quando il cavicchio è usato per rimpiolare piantine piuttosto sviluppate, deve avere una certa grossezza perchè nel foro vi possano entrare comodamente le radici. In questo aso, l’estremità non appuntita è ricurva per agevolare l’allargamento del foro. 
  • Trapiantatoio. — Il trapiantatoio è uno strumento simile alla cazzuola dei muratori, ha lama piegata a cucchiaio con lembo assottigliato per consentire l’agevole penetrazione nel terreno. Ve ne sono di diverse grandezze e forme, tutti devono essere di buon acciaio fuso con manico di legno. Serve a levare le piantine col loro pane di terra aderente alle radici, per trasportarle a dimora, senza tema che le piante delicate abbiano a soffrire. 
  • Corda. — L,a corda o naspo serve a segnare le aiuole, ad allineare la piantagione, ecc. Il naspo è costituito da una solida cordicella avvolta su due paletti di legno. Prima di avvolgere la corda per riporla in magazzeno dopo essersene serviti, se fosse umida, va fatta asciugare. Per la sua lunga durata è buona pratica farle subire un bagno della durata di 48 ore in acqua contenente il 5% di solfato di rame. 
  • Tridente. — Il tridente serve per rivoltare il letame, la paglia, le foglie, comporre i letti caldi, ecc. Deve essere di acciaio fuso e può essere costituito da tre, quattro o cinque rebbi (denti). Vi è un modello coi denti più forti e ricurvi e serve a rompere le zolle nei terreni compatti. 
  • Rullo. — Il rullo è un cilindro di legno pesante, di pietra 0 di ferro fuso; di varie dimensioni e peso, avente alle estremità due perni per il collegamento con la barra di traino. Serve per comprimere e spianare il suolo, per far aderire il terreno alla semente o alle radici delle erbe dei tappeti verdi dopo Tazione del gelo e disgelo, per riordinare i viali, ecc.1 più pratici sono quelli in lamiera di ferro, che si riempiono di acqua se occorre renderli più pesanti.

     

  • Mazzeranga. — Serve a comprimere i semi nel terreno e per altri piccoli lavori. È composta di una forte tavola di legno rettangolare (cm 20 x 30) con un lungo manico per potersene servire stando in piedi. Per comprimere i semi minuti nelle terrine o nei cassoni si usa una mazzeranga ridotta di cm 10 x 15, al posto del manico si fissa sulla tavoletta un listello di legno. 
  • Vaglio 0 graticcio. — Il vaglio è costituito da un piccolo tamburo di legno di vario diametro cui è applicata una rete metallica. La rete può essere a maglie larghe o strette, secondo l’uso cui deve adibirsi. Serve a pulire i semi, preparare i terricci, ecc. Dicesi più propriamente graticcio quando le maglie sono larghe e la rete è montata su un telaio rettangolare di legno o di ferro, e serve per separare le pietre dalla terra delle aiuole o dei terricciati. 
  • Annaffiatoio. — L’annaffiatoio è un recipiente a forma di cilindro lateralmente un po’ compresso, il cui tubo di scarico, infisso alla base, sale obliquamente oltre l’altezza del recipiente e termina con un pomo forato a doccia e smontabile. Ne vengono costruiti in rame, zinco e latta galvanizzata. La capacità normale è di 10 1. Quelli che si usano nelle stufe devono avere la capacità di 2-3 1 ed essere muniti di un lungo tubo mobile che agevoli l’annaffiatura dei vasi lontani. 
  • Schizzetto. — Lo schizzetto, detto impropriamente siringa, è formato da un cilindro di ottone entro il quale scorre uno stantuffo che aspira e rimanda il liquido. L’estremità opposta al manico dello stantuffo è provvista di un disco mobile. Ogni schizzetto deve essere accompagnato da almeno due di questi dischi, uno a piccolissimi fori, ed uno a fori più larghi oppure a foro unico. Lo schizzetto serve a spruzzare le piante, specialmente nelle stufe, a lavarle dalla polvere, ad applicare insetticidi, ecc.

     

     

    Fig. 173 – b, cannula di prolungamento ; c, cann. curva per vasi; d, cann. per annaffiare a spaglio; e, forma a piccoli fori per annaffiare a pioggia.

     


    Fig. 172 – a, annaffiatoio.

     

     

     

    Fig. 174 – Annaffiatoio per stufa con pomo mobile.

     

     

  • Innestatoio. — L’innestatoio è un utensile indispensabile al giardiniere, serve per innestare, per preparare le talee, ecc. Esistono coltelli di modello diversissimo. L’innestatoio deve essere di buon acciaio a tempra media; sarà sempre tenuto pulito e ben affilato, facendolo passare frequentemente sulla pietra dolce o sulla lista di cuoio detta « coramella ». 
  • Roncolo o potatoio. — Il roncolo o potatoio è un coltello con lama un poco curva e con manico robusto e rugoso che permette di impugnarlo con molta sicurezza. Ve ne sono a lama fissa e lama mobile. Serve per potare gli alberi delicati, per rinfrescare e lisciare i tagli per gl’innesti a spacco e a corona, ecc. Come l’innestatoio deve essere tenuto ben pulito ed affilato. 
  • Forbici. — La forbice è uno strumento noto a tutti. Il vecchio modello è costruito con una lama tagliente e un’altra un poco arcuata che serve di appoggio. Sono però in commercio tipi modernissimi di forme molto varie. Per non lacerare la corteccia del ramo che rimane, e per fare i tagli netti quanto più è possibile, si abbia cura che la lama tagliente della forbice sia sempre al di sopra del ramo che si sta tagliando. È necessario che una buona forbice sia di ottimo acciaio e di buona conformazione perchè possa fare un taglio netto e preciso. 
  • Forbi doni. — I forbicioni sono delle grandi cesoie che si azionano con due mani; sono costituite da due grandi lame diritte e taglienti, infisse su due robuste manopole di legno. Hanno una lunghezza variabile dai 60 agli 80 cm. Servono per tosare le siepi e mantenere le forme alle piante sottoposte all’arte topiaria.
  • Svettatoio 0 forbice con asta. — È una specie di forbice posta in cima ad una pertica e manovrata a mezzo di una robusta cordicella. Serve per potare i rami posti in alto. Ve ne sono di diversi modelli; sono da preferirsi per la loro durata da quelli più semplici.
  • Sega a mano. — La sega a mano serve a tagliare i rami grossi con più facilità del potatoio. I tagli fatti con la sega, si devono poi sempre lisciare col potatoio. La sega è formata da una lama dentata e dall’impugnatura. Ve ne sono a lama larga ed a lama stretta, con lama libera oppure fissata ad un arco solitamente di ferro. 

     

     

    Tav. VII – Camellia japónica.

    Tav. Vili – Rhododendron indicum (Azalea indica).

     

    Facendo uso della sega si abbia l’accortezza di iniziare il taglio dei rami dalla parte volta verso terra, indi si effettuerà il taglio dalla parte superiore in coincidenza con quello iniziato sotto. Si eviteranno così le scortecciature e le rotture provocate dal peso del ramo che si abbatte.

     

  • Ronca. — La ronca è costituita da un grosso coltello d’acciaio a forma adunca o diritta, munito di un corto manico di legno o di dischi in cuoio. Serve per tagliare grossi rami, capitozzare le piante, ecc. 
  • Scale. — Servono per le potature, lo scavo delle piante e per molteplici altre operazioni. Per potersi introdurre liberamente nella chioma degli alberi è assai comoda la scala pertica. Essa è montata su di una sola asta spaccata ed allargata nella parte inferiore per l’altezza da uno a due metri. Questa divaricazione della base serve di appoggio e impedisce le girate per lo spostamento del peso deiroperatore. Sono molto utili per la potatura, la raccolta dei frutti, ecc. anche le scale a tre piedi. 
  • Falce fienaia. — La falce fienaia per tagliare l’erba dei prati è un attrezzo noto a tutti. Dev’essere tenuta ben affilata battendo col martello la parte tagliente su apposita incudine. 
  • Falciola. — La falciola è una piccola falce fienaia a manico corto. Serve per tagliare l’erba specialmente sui bordi dei viali, delle aiuole, ecc. Ne esistono di diversi tipi e grandezze. 
  • Tosatrice. — La tosatrice è una piccola macchina che serve a tagliare l’erba dei tappeti erbosi; ha rimpiazzato la falce fienaia per rapidità e perfezione di lavoro. Ve ne sono di diverse grandezze e di diversi tipi, ma gli organi essenziali del meccanismo sono uguali. La tosatrice ha un coltello fisso disposto orizzontalmente al prato tenuto a dovuta distanza da due piccoli rulli di legno regolabili, che servono a regolare l’altezza del taglio e a imprimere stabilità alla macchina. Oltre al coltello fisso possiede altri coltelli elicoidali fissati su un cilindro metallico, che girando rapidamente rasentano la lama fissa e tagliano così l’erba con lo stesso principio delle cesoie. Il movimento rotativo alle lame elicoidali è impresso dalle due ruote motrici su cui posa la macchina. Sull’asse delle ruote è fissato un timone che terminando con una piccola barra trasversale serve a spingere la macchina. 

     

     

    Queste tosatrici vanno tenute nel più perfetto stato di pulizia; appena ultimato il lavoro si devono pulire a fondo e lubrificare con olio minerale. Le lame si regolano e si affilano periodicamente ogniqualvolta se ne ravvisi la necessità. Durante il lavoro si controlla spesso che il funzionamento sia regolare, si puliscono e si lubrificano ogni 15-30 minuti di funzionamento. La tosatrice si impiega per tagliare l’erba che abbia una altezza di 10-15 cm, necessita quindi falciare i prati ogni dieci giorni circa, essi saranno tanto più belli quanto più sovente saranno tosati.

     

  • Soffietto. — Il soffietto serve a distribuire sulle piante le polveri insetticide o anticrittogamiche. Ve ne sono vari modelli, il tipo comune ha tra il soffietto propriamente detto e il tubo di scarico un serbatoio di latta di forma cilindrica nel quale si mettono le polveri. La corrente d’aria immessa nel serbatoio espelle una nube di polvere del contenuto. È però di scarso rendimento e si utilizza solamente nei piccoli giardini o frutteti. 
  • Solforatrice. — La solforatrice a zaino consente, con una più perfetta distribuzione, di realizzare una forte economia di tempo e di materiale. La solforatrice consta di un serbatoio a zaino munito di soffietto e distributore azionati da una leva a mano. Il soffietto provoca una corrente d’aria che immessa con forza nella camera contenente il farmaco lo spinge nel tubo distributore ed espelle quindi una fitta nube di polvere. Si trovano in commercio modelli diversissimi costruiti preferibilmente in lamiera di rame o zinco, con soffietto semplice oppure doppio. 
  • Irroratrice. — Le pompe irroratrici servono a spargere sulle piante i liquidi anticrittogamici o antiparassitari. Esistono modelli di tutte le forme, e capacità, montati su veicoli trainati a motore oppure da animali, modelli montati su apposite carriole o trasportabili a dorso di mulo. Il modello più semplice e più conosciuto è la pompa che abitualmente si usa per combattere la peronospora nei vigneti. È costituita da un serbatoio di lamiera metallica di forma cilindrica schiacciata perchè aderisca alle spalle dell’operaio. Generalmente queste pompe hanno la capacità di 12-18 1, sono munite di cinghie per il trasporto a zaino e di cannula con getto polverizzatore regolabile e qualche modello con agitatore interno. Le irroratrici più solide e di maggior durata sono quelle costruite di lamiera di bandone perchè non soggette al deterioramento causato dai polisolfuri. Le macchine predette vanno comunque lavate dopo l’uso e fatte asciugare perchè eventuali rimanenze dei farmachi impiegati non corrodano il tubo di gomma che collega la pompa alla lancia di distribuzione e peggio ancora il serbatoio e lo stantuffo. 
  • Pompette polverizzatrici. — Per i piccoli giardini, in luogo delle pompe irroratrici, si adoperano le pompette polverizzatrici. Esse sono basate sullo stesso principio delle irroratrici, ed hanno il vantaggio di servire anche per piccole dosi di liquido e di possedere un dispositivo che consente la compressione d’aria per usarle poi agevolmente senza bisogno di azionare continuamente la leva. Alle irroratrici, quanto ai polverizzatori, si ungano con olio le leve e le articolazioni. Alla fine di ogni stagione si smontano, si ingrassano le guarnizioni di cuoio, si puliscono di ogni deposito e si pongono in magazzeno asciutto.Terrine e cassette. — Le terrine sono larghi vasi di terra cotta poco profondi, rotonde o rettangolari. Vengono fabbricate in misure diverse. Le cassettine sono di legno ed hanno il vantaggio di poter essere fabbricate dal giardiniere stesso. Hanno forma rettangolare e la misura comune è di cm 20 x 40 di 10-15 di profondità. Prima di usarle vanno messe a bagno per 48 ore in una soluzione di solfato di rame al 5%. Questo bagno evita la formazione di muffe nocive e prolunga la loro conservazione e durata. Le terrine e le cassette dovranno avere il fondo provvisto di fori per lo scolo dell’acqua eccessiva. Servono per le talee, per seminarvi, per trapiantare piccole piantine provenienti da seme, ed anche per alcune colture bisognose di poco spazio.

     

  • Vasi. — Si adoperano vasi di tutte le misure; dal piccolo vaso di cm 2 di diametro a quelli di cm 25-30, i così detti vasi per agrumi, di cm 40-60 di diametro ed oltre. Nei vasi normali il diametro della bocca è uguale alla profondità, mentre il fondo è pari a due terzi della bocca. Quelli così detti per palme hanno una profondità superiore al detto diametro. Vi sono vasi lisci e vasi con orlo.I vasi devono essere ben cotti, di terra porosa resistente Tav. IX – Fritillaria imperialisai geli, ed avere uno o più buchi per lo scolo dell’acqua. Ogniqualvolta vengono liberati dalle piante devono essere lavati e conservati puliti.

     

  • Vassoio. — Il vassoio del giardiniere è anch’esso un arnese indispensabile ed assai comodo per effettuare piccoli trasporti di vasi, terricci, ecc. È costituito da una tavola rettangolare di pioppo con sponde deir altezza di 5-10 cm. La forma più comoda è quella rettangolare di cm 70 X 40. 
  • Termometri. — In considerazione del fatto che il calore è uno degli elementi che maggiormente influisce sulla vegetazione, il giardiniere, nel suo ambiente di lavoro, deve apprestare quegli accorgimenti che gli consentono di sfruttare il calore artificiale e naturale per esercitare le colture ortive e floreali per una più lunga durata possibile nel corso dell’annata.All’uopo si avvale di appositi locali o stufe, di vetrate e di termosifone, nei quali controlla e regola la temperatura valendosi dell’ausilio di termometri a massima e minima, nonché di termometrografi o di termometri avvisatori. È opportuno che il giardiniere si renda conto anche della temperatura esterna così da correre ai ripari, non appena ravvisa pericoli per il freddo, con la stessa tempestività con la quale deve prevenire i danni dell’eccessivo raffreddamento o surriscaldamento nei locali chiusi. I termometri avvisatori sono in tutto simili a quelli normali, ma sono muniti di uno speciale dispositivo in comunicazione con un campanello elettrico. Non occorre che mettere il dispositivo in corrispondenza del grado desiderato; automaticamente, appena questo verrà raggiunto dalla colonna del mercurio, per l’avvenuto contatto, il campanello d’allarme avvertirà il giardiniere che, intervenendo, potrà regolare la temperatura del locale oppure coprire i fiori e i seminati in piena terra all’aperto.

     

  • Cartellini 0 etichette. — I cartellini normalmente possono essere di zinco, di vetro, di porcellana, di carta, ecc. ma quelli più comunemente usati sono di legno di pioppo verniciato da una parte. Servono ad indicare e distinguere le varietà delle piante, dei semi, ecc. Quelli destinati alle piccole piante in vaso oppure alle semine, hanno una parte appuntita che viene infissa nella terra; negli altri casi si usano cartellini muniti di filo di ferro zincato che serve ad appenderli e possono avere forme e dimensioni diverse. Per distinguere le varietà delle piante in collezione, si usano piccoli cartellini di piombo che solitamente se li prepara lo stesso giardiniere, tagliandoli da un foglio di piombo, nella misura voluta.Hanno per lo più la forma di un piccolo triangolo molto allungato, sulla parte più larga viene inciso il numero corrispondente a quello segnato nel catalogo. Questi cartellini vengono avvolti intorno ad un ramo della pianta e per incidere i numeri si usano apposite tenaglie.

     

  • Sostegni. — I paletti, le canne, le bacchette, ecc. cui si legano le giovani piante per sostenerle contro possibili rotture cagionate dal vento o dagli animali, si dicono sostegni. I giardinieri usano generalmente le canne di bambusa essendo diritte, sottili, solidissime, di lunga durata e non bisognevoli di essere imbevute della solita soluzione al 5% di solfato di rame o di ferro. II sostegno dev’essere proporzionato alla pianta cui fa da tutore, non deve essere infisso troppo vicino al colletto della pianta per non guastare le radici. Le legature devono essere comode perchè una legatura eccessivamente stretta col tempo intaglia il legno e ostacola la vegetazione. Mettendo a dimora essenze di alta statura si consiglia di applicare fra pianta e tutore un manicotto di sughero o di grossa corteccia, che si leverà appena la pianta si sarà completamente ripresa e potrà reggersi da sola.Moltissimi altri attrezzi vi sarebbero da enumerare e specialmente tutta una serie di nuovi utensili, zappe, sarchia-toi, coltivatori, ecc. che effettivamente rendono il lavoro più celere e meno faticoso, ma siamo costretti ad essere brevi per trattare più diffusamente argomenti di maggior importanza. Il giardiniere acquistando dovrà quindi esigere che gli attrezzi siano non solo di buon materiale, ma di fabbricazione e di tipo moderno e perfezionato.

     

    I CASSONI

     

    Utilità dei cassoni. — Per conservare e per coltivare, durante l’inverno, piante ornamentali e ortaggi, per le semine e per le colture anticipate, necessitano locali debitamente chiusi. I cassoni si prestano mirabilmente a tale scopo, e per alcune colture meglio che le stufe. Inoltre richiedono poca spesa per la loro costruzione e manutenzione.

     

    Costruzione dei cassoni. — I cassoni possono essere fissio mobili; devono essere costruiti su terreno permeabile in buona esposizione

     

      • a) Cassoni fissi. — I cassoni fissi sono costruiti in muratura, il tetto è una grande intelaiatura di legno o di ferro con vetrate mobili. La normale larghezza interna di un cassone è di m 1,20, lo spessore dei muri di cm 15 a 30, secondo il clima, la profondità delle fondamenta varia a seconda delle colture che vi si faranno. Le costruzioni sono interrate per ragioni termiche. Il muro volto a mezzogiorno sovrasta il terreno di 20-30 cm e quello a nord di 40-50 cm secondo la pendenza che si desidera.

     

    Le vetrate che coprono i cassoni devono essere mobili onde poterle levare con molta facilità. Debbono avere una larghezza massima di un metro per comodità di maneggio. Se il cassone è appoggiato ad un muro, ai telai delle vetrate vanno applicate cerniere di facile smontaggio.

     

    La maggiore intelaiatura, ed anche la più economica, è quella di legno di larice o di pitch-pine. Il telaio di ferro ha qualche pregio e molti difetti. Siano di legno o di ferro, ogni anno, al massimo ogni due, i telai devono essere ripassati con vernice ad olio.

     

    I vetri dei cassoni devono essere lisci, privi di bollicine d’aria, limpidi ed incolori. Comunemente si adoperano i così detti vetri semidoppi del commercio, quelli doppi sono più costosi ma più resistenti.

     

    Per fissare i vetri sull’intelaiatura si fa uso di mastice o stucco che deve essere adesivo non screpolabile e passibile di mantenersi lungamente pastoso. I vetri devono essere sovrapposti l’uno all’altro così che quelli in alto superino i sottostanti di circa due centimetri. Al fine di limitare le possibili rotture di vetri, si consiglia l’adozione di lastre della lunghezza media di cm 33 circa.

     

     

      • b) Cassoni mobili. — I cassoni mobili non differiscono da quelli fissi che per le pareti le quali possono essere di legno, di lamiera di ferro ed anche di eternit, e si possono quindi trasportare a piacimento. Normalmente questi cassoni sono costituiti da una specie di cassa senza fondo in legno di larice (che sono i migliori), sulla quale vengono poggiate le vetrate. Devono essere di facile maneggio e perciò non superare la lunghezza massima di m 3, cioè quella di tre vetrate o finestre. La parete anteriore della cassa avrà l’altezza di cm 30 circa e quella posteriore di 50-60. Le vetrate, munite di speciali incastri, devono posare sull’intelaiatura delle pareti con molta precisione.

     

    Questi cassoni servono in modo speciale per essere sovrapposti ai letti caldi per le semine anticipate e per la forzatura.

     

     

  • DELLE STUFE

     

    Necessità delle stufe. — Sapendo come nel nostro continente ogni pianta esotica per vivere abbia bisogno di un clima che si avvicini il più possibile a quello del paese di origine, si crea artificialmente questo ambiente propizio, costruendo appositi locali. Questi locali, più o meno grandi, chiusi e vetrati, che servono a proteggere nella stagione fredda le piante originarie dei paesi caldi che, nel nostro clima, non potrebbero vivere all’aria aperta, si chiamano genericamente stufe. Alle diverse specie di piante, occorrendo differente temperatura, saranno conseguentemente approntati ambienti adatti e si avranno quindi: stufe calde, stufe temperate, tepidari e stanzoni.

     

    Requisiti delle stufe. — Perchè una stufa risponda allo scopo, deve essere costruita su terreno privo d’umidità, essere riparata dai venti freddi, avere una buona esposizione (preferibilmente quella di levante), essere bene aerata, lontana dai grandi fabbricati e dai grandi alberi.

    Le stufe si costruiscono in legno, in ferro oppure legno e ferro. Importa soprattutto che siano solide, semplici e costruite in modo che lascino penetrare la maggior quantità di luce possibile. Possono avere una o due pendenze; quelle a due pendenze saranno orientate in modo che uno spiovente sia rivolto a levante e l’altro a ponente.

    Quando la natura del terreno lo consente, il piano interno delle stufe sarà abbassato di 50-80 cm rispetto al livello normale, perchè ciò favorisce una temperatura più costante ed una uniforme umidità. I muri interni devono essere ben intonacati ed imbiancati con acqua di calce addizionata di solfato di rame in ragione del 5% per prevenire, specialmente nelle stufe calde, lo sviluppo di malattie crittogamiche e la formazione di muffe. Nelle stufe vi dev’essere sempre una vasca o botte o serbatoio che contenga almeno l’acqua necessaria per un’annaffiatura. È infatti della massima importanza che le piante, ivi ricoverate, siano irrigate con acqua la cui temperatura non sia inferiore a quella dell’ambiente. Per rinnovare l’aria necessaria alla vita delle piante, saranno praticati nel muro, sotto i tubi del termosifone, dei finestrini di solido legname muniti di fitta rete metallica. Nel punto più alto della stufa, si disporranno invece dei finestrini con vetrate. Aerando una stufa si evitino le dirette correnti di aria che disseccano le piante e raffreddano l’ambiente. Quando le stufe sono a due pendenze, i finestrini posti in basso saranno aperti dalla direzione in cui spira il vento, quelli in alto dalla parte opposta. Tutte le stufe saranno munite di apposite griglie o persiane mobili per ombreggiare d’estate, e di copertoni di paglia per proteggerle dal freddo invernale.

     

    Stufa calda. — Nella stufa calda si dovrà mantenere d’inverno una temperatura minima di I4°-I5° di notte e di 20°-25° circa durante la giornata; quando la temperatura superasse queste medie occorrerà arieggiare, se la temperatura dovesse scendere sotto i limiti sarà indispensabile accendere il termosifone. Nelle giornate serene e soleggiate, per mantenere all’ambiente l’umidità necessaria, si faranno delle schiz-zettature d’acqua e, in quelle più calde, si bagneranno anchei sentieri, le tavolette e le pareti. La stufa calda richiede di essere ombreggiata attentamente più delle altre durante le ore di sole.

     

    Stufa temperata. — Le stufe temperate sono identiche a quelle calde nella loro costruzione, in queste però la temperatura raggiunge i 15 °C di giorno e 8-10 °C di notte durante tutto il periodo invernale. Richiedono le stesse cure di quelle citate per le stufe calde.

     

    Tepidario 0 stufa fredda. — I tepidari differenziano dalle stufe descritte in precedenza in quanto sono senza riscaldamento, in cui basta che la temperatura non discenda sotto zero. Nelle regioni fredde sarà prudente installarvi un mezzo qualsiasi di riscaldamento da accendersi in caso di forti gelate, passibili di influire anche sulle piante ricoverate nel tepidario.I tepidari hanno dimensioni maggiori delle stufe in genere perchè servano di solito a preservare dal freddo i grandi esemplari (specialmente palme) impiegati durante la buona stagione nella decorazione del giardino e della casa. I tepidari richiedono una maggiore quantità d’aria rispetto alle altre stufe, poche annaffiature e niente schizzettature. Essendo privi di riscaldamento, necessitano più delle altre stufe di esposizione buona e riparata.

     

    Stanzone 0 aranciera. — Lo stanzone, detto anche aranciera, serve a riparare durante l’inverno i grossi vasi di limone, aranci, allori e altre piante adibite alla decorazione del giardino durante la bella stagione. La temperatura dello stanzone non deve scendere sotto zero. Come lo specifica il suo nome, lo stanzone è un grande locale asciutto, con larghe invetriate, costruito in località riparata e volta a mezzogiorno, con pavimentazione di mattonelle o cemento.

     

    Stufa da moltiplicazione. — Non può mancare in un giardino di una certa importanza servendo alla moltiplicazione di tutte le piante destinate alla decorazione estiva del giardino o alla vendita. La stufa da moltiplicazione deve essere bassa e interrata. Il più sovente ha una sola pendenza, appoggiata ad un muro e orientata a levante. Nel suo interno ha due cassoni, uno posteriore contro il muro e l’altro anteriore presso i vetri. Quello posteriore, più basso di quello anteriore, è ripieno ed ospita le piantine appena invasate, gli innesti, le talee radicate, ecc. Il cassone anteriore, che serve alla moltiplicazione, è diviso da un piano di mattonelle in terracotta, mai di cemento. Sotto questo piano, alla distanza di 20-25 cm sono collocati i tubi per il riscaldamento, che può essere a secco o a termosifone. La parte superiore del cassone, per metà ripiena di materiale grossolano da drenaggio, si completa con terriccio o sabbia pura per piantarvi direttamente le talee o per interrarvi i vasi. Questo cassone avrà una intelaiatura che all’occorrenza possa sostenere delle vetrate a modo di piccola stufa, oppure delle lastre di vetro per meglio concentrarvi l’aria ed il calore. Questa intelaiatura deve essere costruita in maniera che le talee possano ricevere la maggior quantità di luce. Questa stufa abbisogna di somma pulizia, frequenti disinfezioni con soluzione ramata e deve essere provvista di buone tapparelle per essere ombreggiata a tempo debito.

     

     

     

    RISCALDAMENTO

     

    Del termosifone. — Come si è visto, per le stufe calde e temperate occorre il riscaldamento. Il sistema di riscaldamento più pratico e nel contempo innocuo alle piante è quello del termosifone. Il termosifone (riscaldamento ad acqua calda) consta di una caldaia posta in apposito fornello di metallo o di muratura a cui, nella parte più alta, è inserito un tubo di metallo detto tubo di partenza. Questo tubo (che può essere suddiviso), gira nella stufa sino all’estremità opposta del locale mantenendo una leggera pendenza verso la caldaia; indi ritorna alla caldaia inserendosi nella parte più bassa (tubo di ritorno). L’acqua riscaldata circola in questi tubi dalla parte più alta di essi (colonna ascendente) e ritorna raffreddata alla caldaia dalla parte più bassa (colonna discendente)

     

     

    Fig. 178 – Armatura in legno per campane economiche.

     

     

     

    Fig. 177 – Armatura di filo di ferro per campane economiche.

     

    Nel punto più alto della colonna ascendente va inserito un tubo più piccolo che abbia un’altezza superiore alla cassetta di alimentazione della caldaia. Questo tubo serve di sfiatatoio al vapore della caldaia e alle eventuali bolle d’aria che si dovessero formare nei tubi. La cassetta di alimentazione dell’acqua, o cassetta di espansione, sarà posta nel punto più alto del locale e il giardiniere non si dimentichi di ispezionarla sovente per constatare il suo perfetto funzionamento. Normalmente la temperatura dell’acqua della caldaia non deve sorpassare gli 80 °C. Per mantenere l’acqua a temperatura costante e quindi regolare il fuoco a tempo debito, la caldaia dev’essere munita di speciale registratore automatico. I tubi del termosifone devono essere isolati e distanziati di 20-25 cm circa dalla tavoletta sopra cui posano i vasi.

     

    V. RIPARI

     

    Ripari naturali e artificiali. — Dicesi riparo tutto quanto si utilizza al fine di difendere le piante dalle intemperie e dai raggi solari. I ripari possono essere naturali o artificiali. Sono ripari naturali i muri, le siepi, le case, i ridossi delle colline, ecc.; i ripari artificiali o mobili sono tutti quelli che

     

     

     

    Fig. 179 – Campana economica coperta di carta oleata.si mettono provvisoriamente a difesa delle piante in determinate stagioni e in certe ore del giorno o della notte: campane di vetro, stuoie, cannicci, coperte di paglia o di altro materiale, ecc.

     

    • a) Campane di vetro. — Le campane di vetro servono a riparare le giovani pianticine appena trapiantate o le sementi. Possono essere costruite economicamente dal giardiniere con archetti di legno ricoperti di carta oleata o cellofane, oppure si può far uso di grossi vasi capovolti.
    • b) Stuoie. — Le stuoie si usano per riparare leggermente dal freddo le piante, la semente, le vetrate dei cassoni, ed anche per difendere dai raggi solari le piantine appena nate.

 

 

 

Tav. XI – Rhododendron hybridum.

Tav. XII – Rosa hybrida a fiore doppio.

 

  • c) Cannicci. — I cannicci sono approntati dal giardiniere con canne palustri, di Arundo, ecc., e servono a riparare le piante, le vetrate dei cassoni e delle stufe dai raggi solari e dalla grandine. I cannicci fanno lo stesso servizio delle persiane di listelli di larice.
  • d) Coperte di paglia 0 pagliazzoni, tela juta. — Le coperte di paglia, dette comunemente pagliazzoni o copertoni, sono

 

 

 

Fig. 180 – Riparo con pagliazzone inquadrato, da rialzare di giorno ed abbassare di notte.

 

fatte con paglia di segale e servono a difendere dal freddo le piante, i cassoni e specialmente le stufe. Se ne fabbricano di leggere e di pesanti, secondo il bisogno. Quando servono a difendere le piantine sulle aiuole s’inquadrano su telai di legno per poterle alzare di giorno e abbassare al tramonto.

 

I pagliazzoni vengono generalmente apprestati dal giardiniere nei giorni invernali. Per ombreggiare i cassoni e le stufe si usa anche la tela juta, a maglie più o meno larghe.

 

  • e) Impagliatura delle piante. — Tutte le piante in piena terra che risentono del gelo, si devono impagliare con paglia di segale. Si avrà cura di fare quest’operazione in una giornata asciutta e di disporre la paglia in modo che l’acqua non possa penetrare sotto di essa. Al piede delle piante si metteranno delle foglie secche tenute ferme da sterpi, erbacce, ecc.
  • f) Persiane. — Per riparare le stufe dalla grandine e dai raggi solari si usano anche le persiane fatte con listelli di larice. Almeno ogni due anni esse vanno riverniciate a nuovo, per poterle conservare il più a lungo possibile.Tutto il materiale predetto, in special modo le coperte di paglia (copertoni) che servono nella brutta stagione, va preventivamente immerso per quarant’otto ore in un bagno di solfato di rame al 5% al fine di preservarlo dalle muffe e prolungare di molto la sua durata.